Politica

PRIMA PAGINA – CampanElly d’allarme

di Edoardo Sirignano -


CampanElly d’allarme – Guelfi e Ghibellini (L’INTERVISTA DOPPIA)

Bertinotti: “Schlein è ossessionata da Meloni e fa parte del sistema che deve combattere

“Per battere Giorgia Meloni non bastano né questa Schlein, né questo Partito Democratico. Mentre quello voluto da Veltroni comprendeva parte del movimento operaio, quello di oggi, invece, tende ad adattarsi al sistema che dovrebbe combattere. Così, però, finirà con lo schiantarsi contro un muro”.
A dirlo Fausto Bertinotti, ex presidente della Camera dei Deputati e già leader di Rifondazione Comunista.

Cosa manca a Schlein per diventare l’anti-Giorgia?

Dovrebbe finire di pensare solo e soltanto alla presidente del Consiglio, come se fosse un’ossessione. Dovrebbe, invece, occuparsi dei grandi problemi sociali aperti e delle lotte da portare avanti. Cambiare di spalla il fucile. Questo è il consiglio che mi sentirei di dare in tale particolare momento alla segretaria del Partito Democratico. Agli italiani non bastano più le chiacchiere. Occorre una politica che lotti per le loro istanze.

Qualcuno sostiene che sia lo stesso Pd a ostacolare la donna del Nazareno. Sono ancora una volta le faide interne a bloccare chi ha come obiettivo quello di rallentare l’avanzata sovranista?

Non so se tale interrogativo è fondato. Non conosco, per fortuna, quel mondo. Sono sicuro, comunque, che per realizzare l’obiettivo di competere con Meloni non bastino né il Pd, né la stessa Schlein. Necessaria, piuttosto, la rinascita di una sinistra di classe, di cui l’Italia ha profondamente bisogno.
Questa non riesce a tornare alla ribalta perché ha perso lo scontro di un intero secolo. È un dato di fatto, ma non è detto che sia scomparsa. Ciò che poi è rimasto di quel mondo, ha finito con l’adattarsi al sistema, anziché combatterlo e qui sta l’errore, il punto di non ritorno.

Quale la differenza tra il Nazareno di oggi e il primo Veltroni?

Non mi sembra si possa fare una distinzione così importante. Il primo Veltroni certamente era più immerso in una sinistra che comprendeva parte del movimento operaio. La differenza non sta nelle persone, ma nell’insediamento sociale.

Quali sono i punti di debolezza della sinistra odierna?

La mancanza di un ancoraggio di classe, cioè di una critica radicale al capitalismo. Nei fatti e non a parole, tale aspetto è inesistente.

Il capo del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte, invece, potrebbe riuscire nell’impresa di fare un nuovo Ulivo, pure se non ha avuto la benedizione di Prodi?

Bisognerebbe capire innanzitutto cosa è adesso il centrosinistra. A me, come a tanti, sfugge la sua natura.
La coalizione di cui c’è bisogno allo stato per battere le destre non è quella di tanti piccoli partiti, ovvero una mera somma di forze, che magari parlano lingue differenti, ma piuttosto un’aggregazione sociale.
Sarà questa, poi, che avrà il delicato compito di scegliere il leader che la guiderà, in base a un programma chiaro e condiviso. Non deve accadere che un capetto indichi la linea che gli fa più comodo. Altrimenti continueremo ad avere Meloni per molti anni. Bisogna costruire partendo dalle idee. Il resto viene dopo. Soltanto così si potrà fare un passo in avanti e non indietro. Questa è la strada per costruire una vera alternativa alla maggioranza odierna. Diversamente continueremo solo a lamentarci.

Portas: “Se Elly farà la brutta copia di Conte alla fine vincerà quello originale”

“Se Schlein copia Conte non la spunterà. L’originale vince sempre sulla copia. Il Pd dovrebbe aprire non solo agli ultimi, ma anche ai penultimi. Il Nazareno di Veltroni era vincente perché riusciva anche a parlare alle imprese”. A dirlo Giacomo Antonio Portas, leader storico dei “Moderati” e già deputato.

Cosa manca a Schlein per diventare l’anti-Giorgia?

Manca un rapporto con la parte moderata del Paese. Senza di questo, purtroppo, non è possibile competere. Dovrebbe ormai essere chiaro a chi guida il Partito Democratico e invece non è sempre così.

Qualcuno sostiene che sia lo stesso Pd a ostacolare la donna del Nazareno. Sono ancora una volta le faide interne a bloccare chi dovrebbe avere come unico obiettivo quello di rallentare l’avanzata sovranista?

Non credo che il Partito Democratico non voglia che Schlein competa con Meloni. Tutti quanti giocano per vincere. Il problema è invece una segretaria con una personalità, degli ideali e un modo di vedere una società con cui non si ritrova una fetta troppo importante di quel partito. Chi ha vinto le primarie, con i fatti, sta dimostrando di essere interessata più a ragionare con i 5 Stelle e la sinistra-sinistra che con quel mondo moderato, che ha sempre rappresentato il perno e il punto di forza a queste latitudini.

Quale la differenza tra il Nazareno di oggi e il primo Veltroni?

Il primo Veltroni era stato in grado di far innamorare gente che faceva l’imprenditore, come Colaninno, me e tanti altri moderati, che pur perdendo, avevano un’idea di Paese che poteva andare bene per tutti.
Mi pare che la Schlein, invece, abbia un’idea di Italia che tuteli solo i diritti, mentre i doveri non li guarda. A mio parere, poi, non ha una linea chiara in materia di sviluppo e di economia. L’abbraccio con i 5 Stelle fa allontanare gli estremisti del buon senso, che di conseguenza disertano le urne.

Quali sono i punti di debolezza di questa sinistra?

Il vero problema è non aver allargato il campo. Se non si apre al centro, ai moderati, il Partito Democratico non avrà mai la possibilità di sfondare. Schlein è, al contrario, ancorata a una sinistra vecchia maniera, dove si tutelano solo gli ultimi, mentre invece bisognerebbe tutelare anche i penultimi.

Il capo del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte, invece, potrebbe riuscire nell’impresa di fare un nuovo Ulivo, pure se non ha avuto la benedizione di Prodi?

Se Elly continua a rappresentare una società come questa, gli italiani finiranno con lo scegliere l’originale. Schlein sta nei fatti scimmiottando e copiando le tesi di Conte. Stia attenta perché alla fine la versione autentica la spunta sempre sull’imitazione. Ci poteva essere una terza via col Terzo Polo. Mi pare, però, che in tal senso le cose non vadano molto bene. Spero che prima o poi qualcuno si svegli e capisca che il centro e i moderati non hanno bisogno di un capo, né di un nome sul proprio simbolo, bensì di un programma. Come ha fatto, d’altronde, per tanti anni la Democrazia Cristiana. Lì non c’erano nomi sullo scudocrociato. Bisognerebbe fare un’aggregazione di tutti i movimenti che hanno a cuore l’Italia e che non siano né estremisti di destra, né di sinistra.


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