Attualità

Pure D’Amato sposa Calenda “e altri presto arriveranno”

di Edoardo Sirignano -

CARLO CALENDA ALESSIO D'AMATO


di EDOARDO SIRIGNANO

Il bluff di Calenda. Nel valzer di nomi, che ricorda tanto il calciomercato estivo, ognuno prova a sparare dieci per prendere cinque. Questa è la tattica, per cui il leader di Azione, dopo l’adesione di Alessio D’Amato, ex assessore regionale della giunta Zingaretti al suo partito, diffonde la voce relativa a possibili nuovi arrivi. La verità è che la torta da dividersi non è più quella di una volta e ognuno, in vista delle europee, cerca di ottenere la fetta migliore, quella indispensabile per sopravvivere in un momento difficile. Allo stesso modo non dobbiamo sorprenderci che con l’innalzamento delle temperature ci sia più di qualche semplice movimento tra le forze centriste. Una cosa è certa, il candidato dem alle ultime regionali del Lazio non sarà l’unico a fuggire da casa Pd. Diversi sono i mal di pancia a quelle latitudini.

Questa la ragione per cui il buon Carletto dei Parioli prova a risorgere, rialzando il dimenticato vessillo del centrosinistra. È la sua invenzione per rendere più attrattiva Azione verso chi non si ritrova nella linea Schlein e non vuole sottomettersi al giglio. Sembrano, infatti, essere in aumento i cattolici, i riformisti e i popolari dem insoddisfatti verso un Nazareno orientato troppo a sinistra. Un popolo ovviamente non disponibile a parlare con i conservatori di Meloni o con chi intende a candidarsi a stampella del governo. Il riferimento è a quel Matteo, che sogna di diventare il nuovo Silvio.

Una ragione per cui il re dei cinguettii prova a scimmiottare Prodi. Il problema, però, che i tempi sono cambiati e a quel tipo di progetto non ci crede più nessuno. Secondo voci di palazzo, infatti, non sarebbero andati a buon fine i tentativi di approccio tentati da Carletto verso Fioroni&friends, che nelle ultime ora ha presentato un suo personale movimento, così come verso quei governatori in rottura con la nuova inquilina del Nazareno, come il re dei lanciafiamme Vincenzo De Luca. Tutti messaggi d’amore non ricambiati e rispediti al mittente.

A parte qualche assessore e forse consigliere regionale, il progetto di Calenda non convince quel mondo centrista in cerca di riferimenti. Gli stessi sodali di Guerini, fino a ieri pronti a fare la rivoluzione in casa Pd, preferiscono stare fermi e aspettare che le cose cambino da sole che buttarsi senza salvagente in un mare in tempesta. Tra i rivoluzionari democratici, poi, la maggior parte sono componenti del team della Leopolda e il primo amore in politica difficilmente lo si dimentica.

Ragione per cui il pariolino è sembra essere destinato ad arrivare, ancora una volta, terzo. La bolla di fumo, alimentata da qualche sondaggio di parte, potrebbe non essere sufficiente alla crociata del povero Carletto. I democristiani sono esperti nell’andare dove si vince e se cambiano casacca non lo fanno certamente per una scommessa.


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