Politica

Schlein a Ventotene, Mauro: “Preoccupata solo per un’Europa modello Meloni”

di Edoardo Sirignano -

MARIO MAURO SENATORE


di EDOARDO SIRIGNANO

“La vera preoccupazione di Schlein a Ventotene è il tramonto di quella grossa coalizione tra popolari e socialisti, che da Angela Merkel e forse anche prima, ha caratterizzato il governo delle cose europee. Avremo un’Europa in versione centrodestra italiano”. A dirlo l’ex ministro Mario Mauro, tra i fondatori del movimento politico Popolari per l’Italia.

La segretaria del Pd da Ventotene esprime preoccupazione per il futuro dell’Europa. È d’accordo?

Non devono esserci preoccupazioni sostanziali per il progetto europeo. La priorità era imprimere una svolta alla convivenza che rifiutasse la guerra come strumento di regolazione delle controversie interne. Da questo punto di vista, l’Ue ha mantenuto, per lungo tempo le promesse, e non a caso Draghi, in un recente intervento negli Stati Uniti, ha sottolineato come nel momento in cui l’Ucraina perdesse il conflitto il nostro continente sarebbe in pericolo.

Perché?

Vorrebbe dire che l’Europa non è più in grado di assolvere la sua funzione. Altro aspetto per cui le preoccupazioni della Schlein sono infondate riguardano la floridezza economica. Il metodo, attraverso cui questa unione si è realizzata, è il mercato unico. Nessuno degli attori politici lo mette in discussione, né Meloni, né gli esecutivi tanto discussi della Svezia e della Polonia.

Per quale ragione, allora, la leader dem esprime incertezza sul futuro?

Con la prossima tornata delle europee potrebbe tramontare la grossa coalizione che, dai tempi di Angela Merkel e forse anche precedentemente, ha caratterizzato il governo delle cose europee. Mi riferisco all’intesa tra popolari e socialisti.

Quale sarà l’esito della prossima tornata elettorale?

Avremo un’Europa in versione centrodestra italiano, così come non l’abbiamo mai avuta neanche in versione centrosinistra. I numeri necessari per gestire le cose a Bruxelles, che non sono semplicemente quelli del Parlamento, ma anche la somma dei governi, ci fanno capire che socialisti, popolari, conservatori di Meloni e liberal-democratici alla Macron dovranno per forza convivere.

Tajani, intanto, si è dichiarato indisponibile a fare accordi con Le Pen e Afd. Cosa ne pensa di queste dichiarazioni?

La politica, spesso, è come la cucina. Si fa il minestrone con le verdure che trovi. Ricordo nell’ultima tornata, quella che ha visto la nascita dell’esecutivo Von der Leyen, popolari, socialisti, liberali e verdi hanno portato a casa la pelle grazie ai nove voti garantiti dal più populista dei movimenti, ovvero il M5S di Grillo. È giusto che ognuno dica le cose di cui è convinto in campagna elettorale, ma poi la realtà è differente.

Meloni può essere il faro per mettere insieme popolari e conservatori?

Su tante questioni conservatori e popolari sono già allineati. È un dato oggettivo.

Perché sono allineati?

Hanno una visione comune delle questioni economiche, senz’altro più affine di quella che, per esempio, c’è tra popolari e socialisti. Detto ciò, esistono ancora frizioni. Basti pensare alla Polonia dove Tusk è la principale opposizione ai conservatori di Kaczyński. Con queste contraddizioni, comunque, il progetto europeo è abituato a convivere da tempo.

Come superarle?

Non esiste una regola fissa. La soluzione di questi rebus attiene molto alle diverse sensibilità politiche. Mi sembra, comunque, che Weber e Meloni parlino sempre con molto rispetto del campo politico del vicino, segno che stanno valutando eventuali e opportune intese. Per i socialisti, invece, digerire tutto questo sarà più complicato, ma conoscendo il loro passato non mi sorprende che all’ultimo momento si ritrovino sull’opportunità di formare una maggioranza che riconosca anche il valore dei loro numeri.

Riusciranno, però, a stare nella stessa dimora conservatori e socialisti?

Uno dei più grandi democristiani che ho conosciuto, una volta, se ne uscì con questa espressione: “Cedo con fermezza”. Sarà quello che faranno tutti gli attori di cui stiamo parlando dopo la prossima tornata elettorale. Faranno così per perdere questo o quel posto, ma perché è la natura delle cose che spinge verso una forma di convivenza civile condivisa. Questa è la ragione per cui ha avuto successo il progetto europeo. Il pragmatismo ha sempre vinto sulle ideologie. Facciamocene una ragione.


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