Economia

Snam compra il primo rigassificatore da 350 milioni

La nave Golar produrrà 5 milioni di metri cubi all’anno, Piombino o Ravenna le possibili collocazioni

di Alessio Gallicola -


La corsa all’acquisizione dei rigassificatori, elemento chiave del piano del governo per il fabbisogno energetico, taglia il primo traguardo. Snam, il principale operatore europeo di infrastrutture per il gas naturale, ha acquisito per 350 milioni di dollari il 100% di Golar LNG NB 13 Corporation, diventando di fatto proprietaria del suo unico asset, la nave di stoccaggio e rigassificazione “Golar Tundra”. Diventerà riserva di gas naturale in una località del Centro-Nord vicina ai punti di maggiore consumo di gas, probabilmente Piombino o Ravenna come ipotizzato da più parti nelle settimane scorse.

L’acquisto di Golar Tundra apre la strada al suo rapido posizionamento, come nave metaniera per il trasporto del gas naturale liquefatto e unità di stoccaggio, con una capacità di circa 170mila metri cubi di Gnl, per una rigassificazione continua di 5 miliardi di metri cubi l’anno. E con un via operativo previsto per la primavera del prossimo anno.

Il neo ad di Snam, Stefano Venier, già lavora alla ricerca di una seconda metaniera e spiega la capacità di Golar Tundra nel quadro energetico nazionale: “Da sola potrà contribuire a circa il 6,5% del fabbisogno nazionale, portando la capacità di rigassificazione italiana a oltre il 25% della domanda”.

La mossa di Snam si inquadra nel piano nazionale, per il quale il governo, e di recente anche la ministra per il Sud Mara Carfagna al Forum Ambrosetti di Sorrento, hanno ribadito di guardare innanzitutto al Mezzogiorno.

Con un concreto via libera Ue ai fondi per i nuovi rigassificatori – il Financial Times scrive di 29 miliardi di euro per l’intera rete europea, in particolare per le infrastrutture necessarie a distribuire il gas metano liquido che poi sarà trattato – si potrebbe finalmente agire. Attualmente in Italia, ce ne sono tre: il più grande, e il primo al mondo realizzato off-shore, a Porto Viro, a 15 chilometri dalla costa veneta; gli altri due a Panigaglia, in provincia di La Spezia, e a Livorno.

Al di là dell’ipotesi Piombino e Ravenna, resta il Sud sullo scacchiere dell’hub nazionale previsto: “La collocazione naturale – aveva detto Carfagna a Sorrento – è il Mezzogiorno che può attrarre nuovi investimenti industriali in un’epoca in cui, inevitabilmente, si ridurranno le catene globali del valore e si dovranno riportare in Europa produzioni che nei decenni scorsi abbiamo lasciato in Cina e in Asia con eccessiva fiducia ed entusiasmo”. In merito, le indiscrezioni parlano di Brindisi, Taranto, Gioia Tauro e Porto Empedocle. O Oristano. Con Porto Torres e Porto Vesme pensate come location di due altre navi.

Nella cornice, il potenziamento e lo sviluppo delle connessioni tra Italia, Ue e altri Paesi attraverso i gasdotti, a questo punto centrali per tutto il continente, ubicati tra Nord e Sud, a Passo Gries (Verbania), Tarvisio (Udine), Melendugno (Lecce) – approdo della Tap dall’Azerbaijan -, Mazara del Vallo (Trapani) – collegato con l’Algeria grazie al Transmed – e Gela (Caltanisetta), approdo del Greenstream dalla Libia.


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