Il Sud cresce ma il welfare resta al palo: per i servizi, nel Mezzogiorno, si spende la metà della spesa pro-capite media nazionale. Sono i numeri che il direttore del dipartimento statistiche Istat Stefano Menghinello ha snocciolato durante l’audizione in Parlamento sul federalismo fiscale. Il primo dato, che ha scatenato anche la polemica, riguarda la spesa pro-capite per il welfare territoriale che al Sud ammonta a 78 euro. La media nazionale è di 150 euro. Il confronto tra macroaree è impietoso: nel Nord-Ovest si spendono 162 euro, ben 207 in media nel Nord-Est. Al centro “solo” 165 mentre nelle isole l’investimento pro-capite medio è di 144 euro. La sproporzione si fa ulteriormente marcata se si paragonano i dati regionali. In Calabria, Basilicata e Campania la spesa si attesta rispettivamente a 38, 68 e 71 euro mentre si registrano livelli superiori ai 200 euro per abitante nelle province autonome di Bolzano e Trento, in Valle d’Aosta, Friuli-Venezia Giulia, Sardegna ed Emilia Romagna. C’è un rovescio (positivo) della medaglia. Nel 2023, infatti, il Sud è cresciuto più di tutti gli altri. Il Pil nazionale è salito dello 0,7% ma quello del Sud, da solo, è aumentato dell’1,5%. In testa a tutti Sicilia e Abruzzo (+2,1%). Ciò, però, non sembra incidere sulla capacità di spesa delle famiglie. Che resta sproporzionata: in media, infatti, le famiglie del Nord vantano un reddito disponibile che raggiunge i 26,3 mila euro mentre al Sud non si va oltre i 17,1 mila. Numeri che restituiscono, quindi, il dato statistico nazionale pari a poco più di 22mila euro a famiglia.