Cultura & Spettacolo

Vico Pizza&Wine, una pizzeria-giardino tra le più sorprendenti di Capri

di Nicola Santini -


C’è un punto, a Capri, dove il brusio della Piazzetta si affievolisce senza spegnersi, e la strada che scende verso i Giardini di Augusto e la Certosa si fa più raccolta, quasi intima. È lì, in quella soglia tra il pubblico e il privato, tra la mondanità e la contemplazione, che si apre Vico Pizza&Wine, un luogo che sfugge alle classificazioni semplici.

Non è un locale “alla moda”, benché non manchi di stile. Non è un ristorante gourmet, sebbene il livello sia alto. Non è una pizzeria nel senso comune, perché qui la pizza è racconto, linguaggio, e quasi paesaggio. Paesaggio culturale, prima ancora che gastronomico.
Siamo all’interno dell’hotel La Residenza, una costruzione che discende dalla Villa Caterina, residenza del Principe Caracciolo, nel cuore della Capri storica. Ma basta varcare le mura bianche che separano il giardino dall’esterno per trovarsi altrove: in una specie di hortus conclusus, fatto di banani adulti, bougainvillea in fiore, felci e profumi di erbe aromatiche. È uno di quegli spazi che esistono nel silenzio non perché siano vuoti, ma perché sono pieni di tempo.

I tavoli si distribuiscono con un’armonia involontaria, le sedute sono rétro, anni ’50, pensate appositamente per Vico. Il pavimento alterna lastre di pietra di Trani e graniglia verde: richiami domestici, eleganti senza ostentazione. Al centro del giardino, il banco della pizzeria — sei metri rivestiti a mano in ceramica di Capodimonte, decorata con motivi marini — diventa opera e laboratorio, scena e bottega.

Vico Pizza&Wine: il menu

Il menu tiene insieme la memoria e l’invenzione.

Le pizze classiche ci sono, ma anche le interpretazioni personali: “Benvenuti al Sud”, “Nerano”, “Crudo e Rucola”, tutte con un nome che racconta più di quanto sembri. Tra tutte spicca “Iannarella”, un calzone che prende il nome da una grotta caprese, e dentro nasconde melanzane, fiordilatte, tonno marinato e profumi d’agrumi. Non c’è compiacimento nell’assemblaggio, solo coerenza.

I fritti, quasi pedagogici per pulizia d’esecuzione, affiancano le pizze senza rubare spazio. Il servizio, sorprendente nella sua sobrietà premurosa, ha l’andamento che dovrebbe avere ogni servizio in un luogo di piacere: attento senza essere servile, sorridente senza essere invadente.
Nel chiosco centrale — gazebo ligneo che sembra uscito da una rivista del dopoguerra — si concentra l’anima serale. La drink list porta la firma del Salotto 42 di Roma.

Vico arriva a Capri dopo il successo di Roma, dove occupa con orgoglio uno spazio affrescato a pochi passi dal Pantheon. Ma qui, all’aria aperta, si spoglia di ogni sovrastruttura per diventare esperienza pura. Non cerca lo stupore immediato, ma piuttosto quella forma di complicità silenziosa che si crea quando le cose sono semplicemente ben fatte.
Ecco perché non stupisce che chi entra da Vico fatichi a uscirne, tipo me. Non solo per la bontà di quello che mangia o beve, ma per il modo in cui ci si sente: accolti, mai obbligati. Sorprendentemente a casa.


Torna alle notizie in home