Politica

Fioccano le reazioni della politica dopo il flop dei Referendum

Urne chiuse, polemiche apertissime: il ping pong di accuse e commenti infiamma i partiti

di Giovanni Vasso -


La partita del referendum s’è appena chiusa con un flop e adesso fioccano le reazioni politiche: da Salvini a Magi, il dibattito sull’esito della consultazione elettorale è aperto e la polemica è (chiaramente) servita. Da un lato, difatti, il centrodestra che esulta per la vittoria dell’astensione, in linea con le indicazioni agli elettori offerte nelle ultime settimane. Dall’altro c’è il centrosinistra e le opposizioni in generale che fanno i conti e riferiscono che si è recato al voto un numero di italiani superiore a quello che, alle scorse elezioni di tre anni fa, premiò la vittoria elettorale dello stesso centrodestra.

Salvini: “Referendum, flop per la sinistra”

Il vicepremier Matteo Salvini non ha lasciato passare troppo tempo prima di far giungere il suo commento sull’esito del voto, anzi dell’affluenza: “Grande rispetto per chi è andato a votare, enorme sconfitta per una sinistra che non ha più idee e credibilità e che non riesce a mobilitare neanche i propri elettori”. Il capo della Lega ha poi aggiunto: “In due anni e mezzo al governo del Paese abbiamo ottenuto il record di italiani al lavoro, disoccupazione ai minimi, crescita dei posti fissi e calo del precariato: alla sinistra lasciamo le chiacchiere, Lega e governo rispondono coi fatti, e gli Italiani col voto (e il non voto) di ieri e oggi lo hanno capito benissimo”. Stoccata sul quinto quesito: “Cittadinanza accelerata? Idea sbagliata e bocciata pure quella, servono semmai più controlli e più buon senso. E sulla clandestinità, continuare a ridurre sbarchi e aumentare espulsioni. Gli Italiani hanno scelto, evviva la Democrazia”.

Tajani: “Sbagliato politicizzare il voto”

L’altro vicepremier, il ministro degli Esteri Antonio Tajani, ravvede nell’esito del voto per i referendum una vittoria della coalizione al governo e una sconfitta per il centrosinistra: “Grande rispetto per chi è andato a votare, perché il referendum è sempre una forma di partecipazione, detto questo è stata una sconfitta della sinistra, dell’opposizione, che voleva tentare l’assalto al governo utilizzando il grimaldello dei referendum. La cosa è andata male, il governo si è rafforzato, l’opposizione si è indebolita”, ha spiegato al Tg1. E ha aggiunto: “Pensiamo al quesito sulla cittadinanza: cinque anni per diventare cittadini italiani è troppo poco e anche tra coloro che sono andati a votare c’è stata una gran parte di elettori che ha votato No. La riforma più giusta per garantire l’integrazione è quella di Forza Italia: 10 anni di scuola con profitto e poi si può richiedere la cittadinanza, questo è lo Ius Scholae che parte dalla nostra proposta di legge”. Infine una stoccata alla Cgil: “Anche il tentativo di continuare ad aprire lo scontro nel mondo del lavoro mi sembra una scelta sbagliata da parte della Cgil. Noi abbiamo votato con grande convinzione, cosa che la sinistra non ha fatto, la legge sulla partecipazione proposta dalla Cisl. Quindi anche in questa occasione, Cgil ha spaccato l’unità sindacale portando poi la sua posizione ad una sconfitta cocente perché l’onere di portare la gente a votare spetta a chi ha promosso il referendum. Si è voluto politicizzare il referendum e trasformarlo in uno scontro tra opposizione e maggioranza e alla fine, ancora una volta, ha vinto la maggioranza di centrodestra”.

Il bicchiere mezzo pieno di Magi

Riccardo Magi, leader di Più Europa e tra i promotori del referendum per la cittadinanza, ha ammesso la sconfitta ma intravede elementi positivi da cui ripartire: “Al voto è andata una parte di elettorato italiano superiore all’elettorato che legittima il governo in carica. Ciononostante questa grossa parte di elettorato non potrà avere soddisfatta la sua richiesta a causa del quorum”. Quindi ha proseguito: “Ha vinto l’astensionismo organizzato che si è fatto forte dell’astensionismo spontaneo. Ma noi promotori non ci sentiamo sconfitti e non devono sentirsi sconfitti anche i milioni di cittadini che sono andati a votare sì al referendum sulla cittadinanza, migliaia di attivisti che si sono mobilitati, le oltre 160 associazioni che hanno aderito perché abbiamo rimesso al centro un tema che non c’era più nella discussione pubblica”.

La versione di De Luca

In casa centrosinistra è arrivata la lettura diversa di Vincenzo De Luca sul flop dei referendum, Secondo lui “c’è stato un elemento di ideologizzazione eccessiva, che è stato sbagliato, e una politicizzazione eccessiva, ed è stato sbagliato anche questo. E c’è il problema che, quando si affrontano problemi complessi, lo strumento referendario non è quello più adatto”. Il governatore della Regione Campania, attento spettatore dell’esito referendario (anche) a causa degli screzi che l’hanno opposto alla dirigenza nazionale del Partito democratico, ha proseguito: “Alla fine bisogna arrivare a una sede parlamentare per affrontare i problemi e definire procedimenti legislativi che li risolvano. Credo che, per quanto riguarda i temi del lavoro, siamo entrati in un’epoca nella quale dobbiamo cercare forme di collaborazione, non basta il conflitto sociale”.


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