Ambiente

Affaire Fukushima, Cina furiosa: “Il Giappone si fermi”

di Giovanni Vasso -

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Affaire Fukushima, la Cina è furiosa e attacca a viso aperto il governo del Giappone. Il portavoce del ministro degli esteri di Pechino, Wang Wenbin, nel corso di una conferenza stampa ha utilizzato parole dure per stigmatizzare lo sversamento delle acque contaminate nell’Oceano Pacifico, il piano proposto da Tokyo e avallato dall’Aiea. Secondo Wang Wenbin, il Giappone “intende riversare sul mondo i rischi nucleari”, “mettendo i propri interessi al di sopra del benessere a lungo termine”. Un fatto che, per il portavoce del governo cinese, rappresenta “un’azione egoista e irresponsabile” per cui Pechino “esprime grande preoccupazione e ferma opposizione”.

Secondo l’esponente del governo cinese, inoltre, il mare “costituisce una proprietà comune dell’intera umanità, non si può lasciare il Giappone libero di sversarvi acque reflue”. La Cina, pertanto, “sollecita il governo giapponese a correggere la decisone sbagliata e revocare il piano interessato, a comunicare con i paesi limitrofi da un punto di sincerità, trattando in modo responsabile le acque reflue nucleari e accettando la supervisione internazionale”. E inoltre il Dragone promette di adottare “tutte le misure necessarie per salvaguardare l’ambiente marino, garantire la sicurezza alimentare e la salute del popolo”.

In realtà, Pechino ha già iniziato ponendo e minacciando sanzioni commerciali al settore ittico giapponese. Una decisione che ha scatenato la furia del primo ministro giapponese, Kishida, che ha chiesto alla Cina di fare un passo indietro. La risposta che gli è arrivata da Wang Wenbin suona come un categorico niet.

Il tema è, se possibile, ancora più grande della questione ambientale sollevata tra i due colossi economici e politici dell’Asia. La tensione, nello scacchiere del Sud-est asiatico, è palpabile. Da Taiwan al resto, tutto serve a gettare benzina sul fuoco dello scontro geopolitico. Anche l’affaire Fukushima, soprattutto questo, fa infuriare la Cina.

 


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