Cultura & Spettacolo

ALESSIA E LA VOCE DELLA VIOLENZA

di Nicola Santini -

Alessia Pizzuti, Twitter


Un libro che fa pensare, riflettere, approfondire una tematica troppo spesso oggetto di tabù. Scrivere per provare a curare le proprie ferite, scrivere per rinascere: nel libro L’eco della tua voce (Europa Edizioni, collana Chronos), la scrittrice Alessia Pizzuti racconta il suo calvario da vittima di violenza domestica.

 

Pagina dopo pagina la sua storia diventa quella di tutte le donne per le quali improvvisamente un posto sicuro (la casa di bambina) si trasforma in una prigione e gli occhi di chi dovrebbe proteggerle e amarle incondizionatamente, quelli di un padre, si fanno scuri, come oscura fu per parecchio tempo l’atmosfera attorno.
Una mano tesa. Di questo ha bisogno chi subisce violenza e che, spesso, tuttavia, fa esperienza della cosiddetta vittimizzazione secondaria: “Ho aspettato tanto per denunciare ciò che mi è accaduto: avevo paura di non essere creduta, mi sentivo fragile, mi dicevo che forse era anche un po’ colpa mia“.

Fino ad oggi Alessia non aveva denunciato le angherie di suo padre, che le sono costate anche un malessere profondo -psichico e fisico-trattenuto in sé per troppo tempo, sfociando letteralmente in una fame d’amore che per anni non riuscì a placare nel tentativo di cercare se stessa a fatica a causa del trauma passato.
Non parlare di quella sorta di “panni sporchi che si devono lavare in famiglia” fu quel vincolo cui Alessia si sentí legata per tanti anni senza riuscire mai davvero ad aiutare, oltre che se stessa, sua madre (mancata nel 2013 a causa di un tumore, ndr.): “Lei, perseverante e tenace.

Credeva che quell’uomo, vittima a sua volta di chissà quali traumi, prima o poi sarebbe cambiato”.
Invece non è accaduto: quell’uomo anche oggi continua ad essere distante ed ostile nei confronti di questa figlia considerata scomoda fin dai tempi in cui cercava di proteggere sua madre perdendo di vista se stessa, ancora adolescente all’epoca dei fatti. Ma Alessia oggi è una donna nuova, più forte.

La sua casa oggi è piena dell’amore lucente per suo marito e i suoi figli che si augura diventino “uomini attenti, delicati, in grado di Amare senza ferire“.

Resta, tuttavia, ancora un vuoto da riempire: un dolore indicibile ha allontanato Alessia e la sua sorella più piccola, sulla quale il padre non si è mai accanito: “Forse si è allontanata perché il vedermi le ricorda una verità che non è ancora pronta ad affrontare. Nella vita tendiamo spesso a idealizzare chi ci sta accanto. E per lei nostro padre è sempre stato semplicemente chi la proteggeva“.

Nei prossimi mesi, Pizzuti sarà impegnata in un tour promozionale che porterà L’eco della tua voce nelle grandi librerie italiane. Tra le tappe più sentite, Torino (“Sento una grande emozione a poter tornare a testa alta a camminare per quelle strade che ho percorso spesso ad occhi bassi“) e la Romagna: “E’ una terra a cui sono particolarmente legata. Lì c’è una persona che, nel periodo più nero, ha rappresentato per me la Luce“.

La storia di Alessia Pizzuti ha colpito anche Laura Pausini che lo scorso 25 Novembre (Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne) l’ha condivisa sui propri social. Ad Alessia e alle altre donne vittime di violenza, Laura Pausini (da sempre molto attenta e sensibile al tema della violenza di genere) ha voluto dedicare la sua partecipazione al concerto Uno, Nessuna e Centomila dello scorso 11 Giugno a Campovolo (Reggio Emilia).

Il mega-concerto, che ha visto sul palco anche Giorgia, Emma, Gianna Nannini, Alessandra Amoroso, Elisa e Fiorella Mannoia ha raccolto due milioni di Euro, destinati ai progetti di 7 centri antiviolenza italiani.

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