Attualità

Da piacione a Casanova: L’intraducibile Giambruno

di Redazione -

La premier Giorgia Meloni e il suo ex compagno Andrea Giambruno


Da piacione a Casanova: L’intraducibile Giambruno – di FRANCESCA ALBERGOTTI

Esistono parole intraducibili. Talvolta sono molto belle, fino a diventare poetiche: ngangiwummir in lingua aborigena significa “dare voce alla primavera dentro di noi”, per i turchi gumusservi significa “riflesso della luna sull’acqua”, ya’aburnee è usata dagli arabi per esprimere la speranza che la persona che ami di più viva più a lungo di te. Ci sono anche parole che non solo non possono essere tradotte, ma delle quali ci domandiamo disorientati perché siano state inventate. Gli islandesi usano hoppipolla che vuol dire “saltare nelle pozzanghere” parola che noi non avremmo mai concepito in quanto quando piove stiamo ben attenti a non infilare il piede nella pozzanghera. Anche i tedeschi hanno sentito l’obbligo di inventare la parola waldeinsamkeit per raccontare la sensazione di essere “solo in mezzo agli alberi”.

In Finlandia per dar notizia che si sono ubriacati da soli in casa usano kalsarikannit, uno stile di vita che non ci rappresenta perché se ci ubriachiamo da soli ci dev’essere sotto qualcosa di davvero grave. Anche il nostro italiano ci regala termini incredibilmente originali, senza contare i vocaboli dialettali. Se passeggiata non è semplice walking né promenade, come spiegare a un non madre lingua l’intrinseco significato delle parole menefreghismo, qualunquismo, e ancora struggersi, meriggiare, gigione o provolone. Per spiegare le parole è necessario far conoscere singolarità e archetipi di un paese, entrare dentro la cultura e indagare sulle sfaccettate sfumature. Per questo non stupisce leggere sulla stampa straniera gli articoli relativi al comunicato della Meloni sulla fine della relazione con il compagno liquidati più o meno con il semplificativo “il premier italiano lascia il compagno per gravi comportamenti sessisti”. Stupisce invece che la stampa italiana si sia fatta trascinare senza criterio a usare più o meno le stesse parole, in un paese dove i “Giambruno” sono una categoria ben precisa e definibile.

Dunque, Giambruno è il primo uomo a essere diventato compagno del primo presidente del consiglio donna della repubblica. Nonostante la presidente si proclami affezionata a un’idea di famiglia tradizionale i due non si sono sposati e hanno avuto una figlia, con il risultato di dare un’aura di progressismo altrimenti a rischio di arretratezza culturale e insensibilità verso attuali modelli familiari. Anche che il Giambruno fosse fotografato mentre va a fare la spesa o a riprendere la bambina all’asilo mentre Giorgia sta volando verso la Tunisia ha contribuito a diffondere l’immagine dell’Italia come di un paese che sta al passo con altri europei ed extraeuropei verso un sano e giusto sviluppo sociale. A un certo punto al Giambruno il ruolo casalinga-madre perfetta gli dev’essere parso stretto, si sentiva soffocare, così è tornato a fare il suo lavoro, accettando una rischiosa conduzione. Rischiosa in quanto sono bastati due minuti per neutralizzare il complesso lavoro fatto fino a allora e demolire l’immagine di uomo emancipato e orgogliosamente libero, l’incarnazione del modello di quell’uomo tanto ricercato da ogni donna. Qui però, di fronte alle parole “violazione di codice etico professionale, stalking, sessismo violento, misoginia, cameratismo tossico” usate dalla stampa per descrivere il siparietto rubato, credo sia necessario tornare alla ricchezza interpretativa della nostra lingua, perché può essere rischioso abusare di certi termini.

È certo complicato spiegare a un non italiano che nella nostra cultura esistano vari termini per identificare una categoria di uomini che, spinti da un insaziabile desiderio di ammirazione e con ridotta empatia verso i sentimenti altrui, pretende di imporsi all’attenzione attraverso atteggiamenti smodati ed eccessivi. Il gigione o piacione o provolone non è da confondere con il raffinato dongiovanni o l’insidioso seduttore, tanto meno con il letale narcisistico predatore seriale. Il gigione è sopra le righe fino a diventar goffo, caricaturale e incapace che il più delle volte viene non considerato. Il piacione è volgare, innocuamente molesto, inopportuno, di rado furbo, non è spiritoso né divertente anche se crede di esserlo. È alla ricerca di attenzione, ha una fissazione per l’immagine che rimanda di sé agli altri e i “complimenti” che distribuisce sono più blandizie fuori luogo. Queste adulazioni tentano di nascondere la necessità di mantenere vivo il miraggio di un ruolo di superiorità, consapevole però di non poterlo raggiungere. A volte possono essere uomini brutti, perché l’aspirazione non è esser tentatori né ammaliatori, neppure seduttori. L’atteggiamento dominante-arrogante è più teatrale, è solo un pretesto per dare un’immagine di sé che non corrisponda a quella effettiva. Ogni donna ha avuto a che fare con un gigione e molte hanno fatto come la collega di Giambruno. Li abbiamo ignorati, abbiamo alzato gli occhi al cielo, li abbiamo tollerati, abbiamo pensato ”che coglione” ma difficilmente ne abbiamo avuto paura. Qualcuna di noi ne ha anche sposato uno, perché alla fine possono non esser peggio di tanti altri. Alcune se li tengono comunque stretti, altre se ne sono liberate e forse ora sono più felici.


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