Cultura & Spettacolo

Da Ravello a Bayreuth: è il tempo di Wagner

di Redazione -


di RICCARDO LENZI

Da qualche anno luglio è il mese del “wagneriano perfetto”, con i festival di Ravello (dal 2 luglio) e Bayreuth (dal 25 luglio). Per essere definito “wagneriano perfetto” non occorre armarsi della spada Nothung o indossare l’elmo alato del dio Wotan. Come scriveva il suo ideatore, il commediografo irlandese George Bernard Shaw, «è il modesto cittadino che si immagina di non essere in grado di godere la Tetralogia data la sua ignoranza musicale. Egli può senz’altro bandire ogni dubbio di questo genere. Se egli è appena suscettibile di emozione musicale, vedrà che Wagner non richiede altro». Ma proprio in quanto Shaw dissente dalla valutazione mitico-eroica di Wagner, egli trasferisce la Tetralogia nel mondo borghese contemporaneo della società capitalistica. Niente di meglio per crearsi un comodo alibi culturale e frequentare Ravello e Bayreuth. Richard Wagner giunse a Ravello a dorso di un mulo, in compagnia della famiglia e del pittore Paul von Joukowsky, conosciuto qualche mese prima nella Villa d’Angri a Napoli.

Il maestro di Lipsia, alla vista di Villa Rufolo, delineata da fiori esotici e cortine medievali, in un momento di vera e propria estasi trovò l’ispirazione per l’ambientazione del quadro scenico del secondo atto del Parsifal, subito abbozzato dal pittore russo. Lo stesso giorno, Wagner lasciò nell’albo della Pensione Palumbo il suo autografo, a perenne ricordo di quella giornata: «Die Klingsor Zaubergarten ist gefunden – Il Magico Giardino di Klingsor è trovato, 26 maggio 1880». Sul bellissimo Belvedere della villa, teatro fra l’altro delle passeggiate amorose di Greta Garbo e Leopold Stokowski, si terrà il concerto d’apertura del festival con l’ottima Orchestra sinfonica della radio di Vienna diretta da Andrey Boreyko, con un programma a base dei brani sinfonici tratti dalle opere “Maestri cantori”, “Rienzi”, “Lohengrin”, “Die Fliegende Hollander” e “Parsifal”. Fra gli altri prestigiosi ospiti della rassegna la pianista Yuja Wang, L’Orchestra dell’Accademia Teatro alla Scala diretta da Fabio Luisi, i Münchner Philharmoniker diretti da Andrés Orozco-Estrada.

Il 20 agosto, sempre da Villa Rufolo, l’intero “Das Rheingold” diretto da Kent Nagano, in una edizione con strumenti originali dell’epoca dell’autore. Punto di partenza per un itinerario wagneriano nella città di Bayreuth è naturalmente la casa dove visse il musicista, che Wagner fece costruire grazie ai fondi ricevuti dal re Ludovico II, suo grande ammiratore e mecenate. La seconda tappa imperdibile è il Festspielhaus, il teatro dell’opera anche questo costruito con i soldi del re Ludovico II. Basato su un precedente progetto di Gottfried Semper per un teatro a Monaco, mai realizzato per le opposizioni dei ministri del regno che ottennero l’allontanamento di Wagner dalla capitale e il suo confinamento a Bayreuth, il teatro di Bayreuth fu costruito tenendo conto dei suggerimenti di Wagner che portarono grandi innovazioni: l’orchestra viene nascosta sotto il palco in modo che il pubblico non venga distolto dal seguire l’opera, vengono eliminati i palchi per non creare distinzioni di ceto sociale ed economico e inseriti alcuni accorgimenti tecnici e strutturali per rendere l’acustica perfetta.

Quest’anno, si potranno vedere un “Parsifal” in “realtà aumentata” con occhiali speciali. La nuova produzione è affidata Jay Scheib con il debutto nel golfo mistico di Pablo Heras-Casado. E’ poi prevista la ripresa del “Ring” di Valentin Schwarz (con la bacchetta di Cornelius Meister) che ha destato le ire del pubblico tradizionalista. Ciò che ha programmato l’astutissima Katharina Wagner, ideatrice del festival e pronipote del compositore, al fine di andare incontro alle esigenze di nuove sensibilità. Come avviene con il “Tannhauser” diretto da Nathalie Stutzmann, seconda donna a dirigere sulla “collina verde” dopo Oksana Lyniv, la direttrice ucraina del teatro lirico di Bologna che torna per il terzo anno consecutivo con la ripresa de “L’Olandese volante”. Immancabile il “Tristano e Isotta” con direttore Markus Poschner.


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