Economia

Il decreto Agricoltura e la guerra del Sole

di Giovanni Vasso -

Un impianto fotovoltaico sopra una coltivazione


Scoppia la guerra del green: nel nuovo decreto Agricoltura c’è un freno all’istallazione di pannelli fotovoltaici a terra ma la scelta del governo, che ha raccolto le istanze dei coltivatori contro il consumo di suolo, fa infuriare ambientalisti e organizzazioni di società energetiche. Uno scontro che è arrivato già a Palazzo Chigi ma senza “drammi” politici. La vicenda s’è innescata quando, nei giorni scorsi, sono circolate alcune indiscrezioni in merito al contenuto del decreto al vaglio del consiglio dei ministri. Tra gli aiuti contro granchio blu e peste suina, tra le norme che puntano a punire la concorrenza sleale e a rafforzare la redditività del lavoro agricolo è spuntato un articolo che mira a limitare l’uso del suolo agricolo per l’istallazione di impianti fotovoltaici con moduli caricati a terra. Si tratta di una scelta che ha subito sollevato critiche. A cui ha dato una risposta il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, secondo cui “c’è tanto spazio per fare energia verde, sulle grandi aree come i tetti delle stalle, delle industrie, noi pensiamo che sottrarre terreno agricolo significa speculare, per questo stiamo lavorando a un articolo molto serio che ponga limiti serissimi a questo tipo di sviluppo senza freni e che invece garantisca produzione energetica verde”. Per Lollobrigida si tratta di “una norma di buonsenso” finalizzata “a produrre energia pulita dove si può non togliendo terreno che può essere dedicato alla produzione di cibo di qualità”. Il piatto contro il sole, dunque. Lollobrigida ha poi affermato che non c’è alcuna frizione con il collega all’Ambiente e Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, che pure aveva sollevato la necessità di rendere più chiari i termini della disposizione contenuta nel dl Agricoltura e, in una nota, aveva assicurato il dialogo tra i tecnici dei due ministeri “per trovare la migliore formulazione a tutela, degli agricoltori e dei loro terreni agricoli e dei target di decarbonizzazione da raggiungere e gli investimenti delle imprese”. Il decreto. intanto, ha raccolto la contrarietà di Legambiente con il presidente Stefano Ciafani che ha tuonato: “E’ una norma senza senso che non risolve il problema del consumo eccessivo di suolo; l’articolo è pericolosamente onnicomprensivo: è insensato vietare il fotovoltaico a terra nelle aree classificate come agricole dove non si dovrebbe o non si può coltivare”. Italia Solare, associazione che riunisce aziende ed esperti di fotovoltaico, in una lettera inviata a Pichetto e a Meloni, ha denunciato: “Con il blocco delle realizzazioni degli impianti si perdono circa 60 miliardi di euro: almeno 45 miliardi di euro di investimenti privati diretti, 1 miliardo dei fondi Pnrr perduti, a cui si aggiungono 2 miliardi di euro di mancati introiti derivanti dalle tassazioni Imu degli impianti, 11 miliardi di imposte e infine le sempre importanti compensazioni per i Comuni”. Preoccupazione è stata espressa anche da Elettricità futura e Federazione Anie, entrambe in seno a Confindustria, secondo cui la norma “impedirebbe la realizzazione di oltre l’80% degli impianti fotovoltaici necessari e pertanto l’Italia non raggiungerà i target rinnovabili al 2030 stabiliti a livello nazionale ed europeo, con il rischio anche di poter essere passibile di procedura di infrazione comunitaria”. E sarebbe un guaio perché “venendo a mancare i grandi impianti fotovoltaici non riusciremo a tagliare i costi dell’energia elettrica, una priorità per le famiglie e le imprese”.
Parte del mondo agricolo si schiera con il governo e con la scelta del ministro Lollobrigida. Confeuro, la confederazione degli agricoltori europei, sta con il governo: “In questa diatriba politica in scena nell’esecutivo nazionale, la posizione di Confeuro rimane assai chiara e netta: la nostra confederazione è tesa a tutelare le superfici agricole, visto e considerato il pericoloso fenomeno manifestatosi negli ultimi anni di erosione delle superfici destinate alla produzione agroalimentare”.


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