Economia

Ecco il ”negawattora” al tempo dei risparmi

di Redazione -


Non è scritto male. Il negawattora è l’unità di misura del risparmio energetico, da contrapporre al kilowattora. Risale almeno ai fine ’90, con il libro di Mario Palazzetti (l’ingegnere un tempo al Centro Ricerche Fiat) e Maurizio Ferrante, che elencava una possibile svolta per il Sistema Energia, già allora ingessato.

Perché la riduzione dei consumi, oggi paradigma dell’ Agenda Cingolani, è un cambiamento culturale non impossibile. Poteva e doveva essere promosso per tempo, in Italia, innanzitutto dallo Stato. Sarebbe servito anche se la Russia non avesse invaso l’Ucraina. L’Identità ne ha chiesto il perché a Vincenzo delle Site, un ricercatore del Cnr. “Si può fare di più con meno – dice -, mantenendo invariato o migliorando il livello di benessere. Il risparmio energetico è la prima delle fonti rinnovabili”.

“Oggi si parla tanto di energia – aggiunge -, ma poco di “efficienza energetica”. Anche in Europa ci si concentrata sulla diversificazione delle forniture di gas ma quasi per nulla su questo. Non bastano solo le rinnovabili, il processo deve accompagnarsi alla riduzione dei consumi. Non sono più concepibili i livelli di spreco odierni”.

E delle Site fa anche una precisazione semantica: “Il “risparmio energetico” può essere fuorviante e letto come un sacrificio. Invece, “efficienza energetica” indica la capacità di “fare di più con meno” (questo il titolo del Libro verde Ue del 2005), cioè di ridurre i consumi mantenendo invariato o addirittura aumentando il livello di benessere”.

E allora vien da dire che l’Italia ha sbagliato tutto. I governi hanno tradotto rapidamente “efficienza energetica” nelle decine di Superbonus che hanno provato a riqualificare gli edifici del Paese senza intaccare i comportamenti di chi li abitava.

“Non poca cosa – rileva delle Site -: i comportamenti sbagliati aumentano anche del 30% i consumi totali di un edificio. E dipendono fortemente dal contesto sociale e culturale”. Una riduzione legata a quella dell’energia primaria: “Ad ogni kWh risparmiato negli usi finali – conclude – corrispondono 2 kWh risparmiati di gas o altro”.


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