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SPOILER: CORRETE IN SALA – La pandemia in un film, ma non è solo Covid

di Amarcord -


La pandemia in un film, ma non è solo Covid – “Eddington”

SPOILER: CORRETE IN SALA

È tornato Ari Aster con il suo quarto film dal titolo “Eddington”: il regista, conosciuto principalmente per i suoi due film horror d’esordio “Hereditary” e “Midsommar”, ci regala un western moderno dove l’onnipresenza degli schermi digitali e il sentore di complottismo nella città di Eddington, dato dall’arrivo del Covid 19, trasforma la storia in una commedia nera maledettamente calzante con la realtà che viviamo. Joaquin Phoenix aveva recitato anche nel precedente film di Ari Aster “Beau ha paura”, film bistrattato e incompreso dalla critica, e la musica non sembra essere cambiata data l’accoglienza gelida che “Eddington” ha ricevuto al festival di Cannes.
“Eddington” si può considerare il gemello di un altro film appena uscito, “Una battaglia dopo l’altra”, proprio per come entrambi mostrano senza filtri la violenza della guerra civile che l’America sta passando. Il profetismo da social è un tema portante di questo film che si basa su una storia semplice: in questa piccola città del sud lo sceriffo Joe Cross, Joaquin Phoenix, vuole candidarsi a sindaco e sfidare Ted Garcia interpretato da Pedro Pascal. Il film è straordinario per il modo in cui riesce a compattare una sceneggiatura ricca di diversi elementi e Ari Aster riesce a scrivere un film che fa ridere e al contempo spaventa, grazie anche all’interpretazione istrionica di Joaquin Phoenix che passa da momenti drammatici a momenti slapstick con una fluidità impressionante, seguito da una regia moderna che trasmette la paranoia del protagonista. Questo film sarà anche divisivo ma rimane unico nel suo genere.

Di straordinario c’è poco – “Un Viaggio Straordinario”

ATTENZIONE: FREGATURA

Un Viaggio Straordinario” è una commedia romantica diretta dal regista sudcoreano Kogonada con protagonisti Sarah, Margot Robbie e David, Collin Farrell. All’inizio del film David si trova in questo strano autonoleggio e dovendo andare al matrimonio di un suo amico noleggia una macchina con un GPS molto speciale in grado di dirigerlo da Sarah, conosciuta al matrimonio e rincontrata al fast food il giorno dopo; al momento dei saluti fuori dal fast food Sarah, per un guasto dell’auto, sarà costretta ad andare con David.
Nel loro viaggio si imbatteranno in diverse porte che riporteranno i protagonisti nei loro ricordi, rivivendoli di nuovo: ma, oltre alla mancanza di originalità visiva nel passaggio temporale attraverso le porte, c’è anche molta banalità nel modo di rivivere i ricordi. Non si riesce a empatizzare con i protagonisti nonostante la loro recitazione sia anche buona, il distacco di 14 anni d’età tra i due attori un po’ stona con il tono esistenzialista e melenso che domina le loro discussioni, la cornice del film e le scenografie sono troppo patinate e piatte come, ad esempio, nella scena del bacio.
È un film goffo anche nel citare le sue ispirazioni come “Se mi lasci ti cancello”, per la memoria condivisa e la verbosità dei dialoghi, o “La La Land” nella scena musical di David, è tutto lasciato lì senza scavare a fondo anche nei momenti surreali o teatrali di questa commedia on the road. Neanche l’incontro a quattro al tavolino del bar tra David, Sarah e i rispettivi ex risolleva il film che, non contento, ci lascia un finale buonista e scontato.

Carriera o giustizia, cosa si ama di più? – “After the hunt”

CI METTO LA FIRMA

Confronto generazionale, riflessione sulle figure autoritarie e le loro responsabilità, tradimenti e menzogne, “After the hunt” di Luca Guadagnino è un concentrato lucidissimo di questi temi scottanti e attuali. Alma è una professoressa universitaria, interpretata divinamente da Julia Roberts, che ha tra le mani il destino di una sua studentessa Maggie, molestata sessualmente dal suo professore Hank, l’amante di Alma. Il film si apre con dei titoli di testa che non possono fare altro che ricordarci i film di Woody Allen e a tratti ci sono degli elementi che omaggiano quel genere di commedia nera, per esempio l’unica nota ironica e innocente in questo dramma è il marito di Alma, Frederik, interpretato dal solo e unico Micheal Stuhlnorg, che riesce ad alleggerire la storia con la sua ironia pungente e la sua ceca adorazione per Alma.
Inoltre, il personaggio di Julia Roberts ricorda molto la performance da oscar di Cate Blanchett nel film di Woody Allen del 2013, “Blue Jasmine”, per l’intensità nei momenti di sofferenza e l’ermeticità di uno sguardo sempre giudicante verso gli altri. Di pari passo alle ottime interpretazioni abbiamo una regia magnifica; Guadagnino è conosciuto per il suo modo anticonvenzionale e anarchico di usare la macchina da presa eppure, in questo film, convivono due stili di regia: uno più invisibile atto a immergerci nella storia e uno più ricercato, fatto di soggettive con la macchina a mano, movimenti di travelling e angolazioni particolari. La sceneggiatura, scritta da Nora Garrett e il regista, rende questo film imperdibile.

Leggi la scorsa edizione di Poltrone Rosse: SPOILER: CORRETE IN SALA – L’orrore che unisce


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