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IMPRESE AL TAPPETO

di Cristiana Flaminio -

NEGOZI CHIUSI SARACINESCHE ABBASSATE, SARACINESCA ABBASSATA ©imagoeconomica


È stata un’ecatombe. Secondo i dati Confesercenti, nel 2022 hanno chiuso 15mila attività del settore della distribuzione per lo più piccole e micro imprese. E il 2023 si preannuncia, se possibile, ancora peggiore dell’anno che ci siamo già lasciati alle spalle. I dati della confederazione non lasciano spazio ad alcuni dubbio. Inflazione e caro energia hanno indotto le famiglie a limitare i consumi. E l’effetto, a cascata, s’è ripercosso sulla filiera distributiva. Confesercenti ha spiegato che l’Italia ha registrato “una crescita effimera, un’illusione ottica” che “ha segnato il 2022 delle vendite: prosegue, infatti, anche a dicembre la crescita in valore delle vendite rispetto ad un anno fa ma, purtroppo, continua anche la flessione dei volumi al netto dell’incremento dei prezzi”. Per la confederazione si tratta di uno scenario che “rischia di estromettere per sempre dal mercato altre 15mila imprese del settore distributivo”.
L’analisi di Confesercenti è netta: “Un calo che purtroppo avevamo preannunciato: inflazione e caro bollette hanno, dunque, inciso sulla stabilità degli acquisti delle famiglie a Natale, vanificando la ripresa dei consumi auspicata e pesando sul commercio al dettaglio, il cui quadro resta critico in particolare per i piccoli negozi che hanno registrato un crollo del 7% circa in volume”. A dicembre, stando ai dati, “a fronte di una crescita in valore del 3,4% rispetto a 12 mesi prima, si registra una caduta in volume del 4,4%, con un deflatore pari a quasi l’8% (era dell’1,1% a gennaio)”. Insomma, un tracollo proprio a dicembre, quando (in teoria) le vendite dovrebbero aumentare. Ma questo Natale è stato in sordina, per le famiglie. Che si sono mosse in netto anticipo (di settimane, se non di mesi…) per fare i regali.
Se il 2022 è stato drammatico per l’economia italiana, il 2023 rischia addirittura di essere peggiore. E di diventare, addirittura, l’anno con la spesa domestica più bassa nel trienno post pandemia. Confesercenti avverte: “La frenata della ripresa dei consumi sta incidendo pesantemente nel comparto del commercio, in particolare in settori quali l’abbigliamento-tessuti e calzature, con oltre 2000 imprese che hanno chiuso per sempre i battenti (circa il 4% in meno); mentre nel commercio su aree pubbliche la discesa è inarrestabile, con una stima di perdita di quasi 5.000 imprese (circa il 3%). Nel complesso, una perdita complessiva di oltre 15mila attività solo nel 2022 (il 2%)”.
Un dato, sugli altri, restituisce la drammaticità della situazione. “Mentre le grandi strutture di vendita sono riuscite, seppur di poco, a mantenersi in area positiva (0,2% in volume) per le piccole superfici si è rilevata, anche in media d’anno, una caduta significativa che sfiora il 2%. Soffrono le vendite di beni alimentari che da gennaio scorso registrano variazioni negative anno su anno: un indicatore, questo, del livello di difficoltà che le famiglie devono affrontare nella spesa per gli acquisti”. Pertanto, Confesercenti si appella al ministro Giorgetti: “Per questo auspichiamo interventi rapidi ed incisivi a sostegno di famiglie ed imprese: se, come ipotizzato dallo stesso ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, nel corso del 2023 le tariffe di luce e gas si riducessero del 40%, si libererebbero circa 30 miliardi di spesa aggiuntiva. La spesa complessiva sostenuta dalle famiglie per le utenze domestiche passerebbe da quasi 76 a poco più di 45 miliardi di euro, scendendo da 2.950 euro a 1.780 euro l’anno per famiglia. Così si potrebbe ridare fiato ai bilanci familiari ed imprimere un’accelerazione ai consumi”.

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