Ambiente

Innovation village: da Napoli la corsa all’industria del bio

di Angelo Vitale -


La manifattura additiva del futuro, per alcuni. I materiali bio-based, quelli che hanno origine biologica – per esempio provenienti dalle biomasse – sono sempre più al centro delle strategie industriali. Se ne interessano l’aerospazio, l’automotive, il fashion (nel mondo, investimenti a 2,3 miliardi di dollari, stimati a 90 nel 2025.

Ora in Italia, il network di Innovation Village, la fiera-evento sulla innovazione che si svolgerà a Napoli nei prossimi giorni, rivolge un appello a ricercatori, aziende, startup, istituzioni – che operano come portatori sia di competenze che di fabbisogni – per la costruzione di una community bio-based, per la messa a sistema di un grande patrimonio scientifico, tecnologico e industriale. E per sviluppare una rete agile che proponga soluzioni, processi e prodotti, creando una massa critica per indirizzare le policies.

Paolo Netti, direttore del Centro di ricerca per Biomateriali Avanzati e docente dell`Università degli Studi di Napoli Federico II, ricorda Winston Churchill che “nel 1931 prefigurava che nel futuro sarebbe stato possibile evitare l`assurdità di far crescere un intero pollo per poi nutrirsi del solo petto e ali. La sua visione, inimmaginabile per l`epoca, è oggi una concreta realtà”.

Una nuova rivoluzione verde, insomma, che passa per l’ideazione e lo sviluppo di modelli di industria sostenibile, pensati per operare in maniera completamente circolare e sperimentando nuove soluzioni materiche che sempre meno impattano sull’ambiente, dalla fase di produzione a quella di smaltimento o riuso.

“La possibilità di ricapitolare, controllare ed ingegnerizzare i processi di biologici di crescita e rimodellamento – spiega Netti – vede la biologia come potente strumento a servizio della produzione industriale. L`ingegnerizzazione della biologia, cioè la biologia di sintesi, sta infrangendo questa barriera, una volta invalicabile, tra mondo biologico e mondo sintetico aprendo a scenari evolutivi inimmaginabili. L`interdigitazione tra sintetico e biologico è una rivoluzione concettuale che cambia i paradigmi del benessere e della produzione industriale”.

La materia come finora non l’abbiamo mai vista e utilizzata. Processi generativi, in grado di istruire entità biologiche come batteri, cellule, funghi e lieviti per fare crescere nuovi materiali con determinate proprietà e funzioni, mantenendo elevate prestazioni. Come in Campania già si prova a fare coniugando impresa e ricerca. Per esempio, con la sfida Industria 5.0 del laboratorio BIOlogic, fondato e gestito dalla Knowledge for Business in collaborazione con la startup innovativa TecUp, che lavora a nanocellulosa per il tessile o per la cosmetica.

Un’alleanza per la biologizzazione dei processi industriali, alternativa immediatamente percorribile. Un Manifesto cui aderire, presentato e discusso a Napoli il 10 maggio, che raccoglie già l’interesse della Regione Campania. Per Valeria Fascione, assessore alla Ricerca, Innovazione e Startup “la bioeconomia circolare sarà la strada principale per lo sviluppo sostenibile del pianeta. Industrie consolidate come l`aerospazio e l`automotive sono di fatto le prime ad aver già intercettato le soluzioni innovative introdotte da startup e aziende emergenti che grazie alle loro strutture veloci e leggere possono accelerare i percorsi e diventare gamechanger. Perciò intendiamo presidiare questa rivoluzione. Il Manifesto sarà il primo passo verso la costituzione di una community bio-based a forte propulsione generativa”.


Torna alle notizie in home