Editoriale

La giornata delle donne

di Adolfo Spezzaferro -


In principio erano le mimose, poi vennero gli scioperi. La Festa della donna che cade oggi 8 marzo coincide con uno sciopero generale che causerà i consueti disagi del venerdì. I cittadini in qualche modo ormai se lo aspettano, sono abituati. Chi trova la metropolitana chiusa e magari non associa poi si ricorda e si dice: “Ah già, è l’8 marzo, c’è sciopero”. Ma perché proprio oggi? I più cattivi direbbero che al di là della ricorrenza lo sciopero di venerdì è un classico: serve a far scattare il fine settimana lungo. Vulgata confutata dalla contro vulgata secondo cui c’è poco da fare allusioni: chi sciopera si ritrova con tot soldi in meno in busta paga per la sua scelta di incrociare le braccia. Altro che viaggetti e settimana corta. Oggi poi lo sciopero vale doppio: venerdì e 8 marzo. Ma perché proprio questa data? La Festa della donna – vero nome Giornata internazionale dei diritti delle donne – cade in questa data per un evento (immaginario) che non ha nulla di festoso – e anche questo è stato ripetuto molte volte. Facciamo dunque chiarezza: non esiste alcuna drammatica ricorrenza che cade in questa data. Nessun 8 marzo 1908, nessun rogo di una inesistente fabbrica di camicie Cotton o Cottons di New York. Questo episodio di fantasia è probabilmente ispirato da una tragedia realmente avvenuta in quella città, ma il 25 marzo 1911, l’incendio della fabbrica Triangle: in questo incendio morirono 146 lavoratori, 123 donne e 23 uomini. Quindi la tragedia con strage di operaie esiste ma la data non coincide – che poi non sarebbe neanche un problema, considerato che anche date ben più importanti sono state spostate avanti e indietro nella Storia per dare maggiore forza simbolica e risonanza globale. In verità però esiste un 8 marzo che ha a che fare con le donne lavoratrici. La Seconda conferenza internazionale delle donne comuniste, che si tenne a Mosca nel 1921, infatti stabilì che l’8 marzo si sarebbe celebrata la Giornata internazionale dell’operaia. Quando poi l’Onu decise di istituire una Giornata delle Nazioni Unite per i diritti delle Donne e per la pace internazionale, visto che molti Paesi (comunisti) la celebravano l’8 marzo, scelse questa data. Un po’ come nel calendario cristiano vediamo coincidere feste della liturgia con ricorrenze pagane. Certo, nel caso della Giornata delle donne, la data scelta – considerato cosa fu l’Urss in termini di diritti civili – stride alquanto. Ma tant’è. In Italia comunque la prima volta fu celebrata – in piena coerenza con l’ideologia e in totale allineamento con l’Urss – dal Partito Comunista d’Italia. Era il 1922. Dì lì a poco le cose per gli italiani, e soprattutto per i comunisti italiani, sarebbero cambiate.
Arriviamo ai giorni nostri. Quando si andava a scuola era tradizione che l’8 marzo si scioperasse, con l’auspicio di saltare interrogazioni scomode o compiti in classe terrificanti. Poi sono arrivati gli scioperi generali, con lo stop del trasporto pubblico e i cittadini imbufaliti per il caos generato dai tanti pendolari costretti a prendere l’automobile. Altra tradizione di accompagno, la polemica politica. Mentre vi scriviamo tuttavia – il segno dei tempi – la bufera è per la copertina dell’Espresso con la Ferragni in versione Joker. Tornando alle questioni serie, a guardare oggi quante donne ci sono nelle nostre Istituzioni – a partire dalla prima presidente del Consiglio donna – ne abbiamo fatta di strada sul fronte dei diritti e delle pari opportunità. Anche se sulla parità salariale in molti ambiti siamo ancora molto indietro. Buona Giornata delle donne dunque. Al di là dell’8 marzo e dello sciopero.


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