Attualità

La guerra di Tik Tok

di Giovanni Vasso -


Tik Tok, ultima frontiera dello scontro tra America e Cina. Gli Stati Uniti hanno dichiarato guerra al social asiatico, vietandolo – di fatto – ai funzionari pubblici. L’iniziativa della Casa Bianca è stata replicata in Europa, dalla Commissione Ue, che ha bannato l’app ai suoi impiegati. E, presto, il divieto potrebbe arrivare anche in Italia dove i sindacati hanno già intavolato il dibattito e chiedono una legge ad hoc se lo Stato vorrà togliere l’utilizzo di Tik Tok ai dipendenti pubblici.
È dai tempi dell’amministrazione Trump che Tik Tok è finita nel mirino della Casa Bianca. Joe Biden, diversamente dal suo predecessore che avrebbe voluto spacchettarla e farne acquistare il ramo d’azienda occidentale al gigante digitale Usa Oracle, ha scelto di “cancellare” l’app dai cellulari dei funzionari statali. L’iniziativa, a Pechino e dintorni, è apparsa a dir poco cringe, cioè imbarazzante. Mao Ning, portavoce del ministero degli esteri cinese, ha preso in giro la potenza a stelle e strisce: “Ma quanto si sente insicura la più grande potenza mondiale se teme l’app più amata dai ragazzini?”. Quindi, con non minore ironia (ma, in questo caso sicuramente involontaria) il governo comunista cinese ha ricordato a quello americano l’importanza dei principi “dell’economia di mercato e della concorrenza leale”, invitando Washington a “smettere di sopprimere le società e fornire un ambiente aperto, equo e non discriminatorio per le compagnie straniere negli Stati Uniti”. Tra le righe c’è l’attacco, nemmeno troppo nascosto, al neo-protezionismo americano proprio sui grandi temi dell’innovazione, del tech e del digitale.
Il problema, per Pechino, è che Washington condiziona o, quantomeno, influenza le decisioni dei suoi alleati. Sottraendo, a Tik Tok, mercati potenzialmente importanti come quello europeo, dove l’app edita da ByteDance ha dato molto filo da torcere alla galassia social Meta di Zuckerberg. Bruxelles, per esempio, ha seguito subito l’indicazione e la Commissione Ue si sta organizzando per “spegnere” Tik Tok dai telefonini dei suoi funzionari. A catena, anche i governi nazionali si stanno organizzando. Come quello italiano che, con il ministro alla Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo, ha annunciato un’iniziativa analoga. Ma che ai sindacati del pubblico impiego piace poco. Perché, per ora, non soltanto si comprende poco dell’azione che l’esecutivo intendere mette in campo. E, soprattutto, perché non s’è capito chi, e cosa, controllerà chi. Marco Carlomagno, segretario generale della Federazione dei lavoratori pubblici, all’Adn Kronos ha detto: “Intanto dobbiamo capire questo paventato intervento del governo a cosa si riferisce. Se si applica solo ai dispositivi forniti dalle amministrazioni pubbliche è una cosa, se si allarga anche ai dispositivi personali cambia molto. Anche perché chi controlla?”. Quindi ha aggiunto: “Noi siamo d’accordo allo stop dei social, non solo Tik Tok, sui dispositivi dei dipendenti pubblici. Ma se c’è rischio per la sicurezza nazionale è bene chiarirlo e fare una norma che valga erga omnes”.
Insomma, se c’è un problema di sicurezza occorre farlo presente e, soprattutto, metterlo nero su bianco con una legge che valga per tutti, non solo per qualcuno.

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