Politica

L’INTERVISTA – Il politologo Feltrin: “Salvini per tenersi il Nord ha bisogno sia di Vannacci che dei moderati”

di Edoardo Sirignano -

PAOLO FELTRIN DIRETTORE OSSERVATORIO CONFPROFESSIONI


“Salvini per tenersi il Nord ha bisogno sia di Vannacci che dei moderati. Considerando il fallimento di Renzi e Calenda, invece, c’è spazio per un nuovo centro azzurro, dove possono convivere Moratti e Tajani”. A dirlo il politologo Paolo Feltrin.

Europee, i principali leader pronti a metterci la faccia. È la scelta giusta?

Fanno malissimo. Ciò accade solo in Italia. Siccome, però, queste sono le regole, pur essendo autolesioniste, tutti le rispettano.

Cosa intende?

Sono 40 anni che si prova a togliere le preferenze, senza mai farlo per davvero. Tutto ciò, intanto, ha una conseguenza drammatica: non si mettono nelle liste candidati che rappresentano gli interessi delle comunità, ma specchietti per le allodole, cioè personaggi acchiappaconsensi.

Cosa ne pensa, ad esempio, della ventilata discesa in campo di Vannacci?

Rientra nel ragionamento “candido chi mi porta più voti”, quindi giornalisti, soubrette, ballerini, attori, cantanti e personaggi famosi. È la stessa logica per cui è stata la candidata Gruber. Quale contributo poteva mai dare in Europa?

La Lega di Salvini, intanto, avrebbe contattato il generale. Non rischia di perdere la sua vocazione originaria?

La verità è che tutti pensano a guadagnare consensi, non a rappresentare i territori. È irrilevante alle europee il problema identitario. Gli elettori, d’altronde, sanno che conta poco questo voto. Il Parlamento Europeo né elegge l’esecutivo, né fa le leggi. Si tratta, dunque, di una scelta di libertà, di opinione. Ecco perché abbiamo avuto, in passato, gli exploit di Renzi e Salvini. Diciamo che si sceglie a seconda del momento, ma questo è certamente un limite.

L’autore del libro “Il Mondo al Contrario”, secondo i sondaggi, potrebbe raggiungere l’8% da solo…

Parliamo di rilevazioni che contano poco o nulla.

A destra di Meloni, intanto, può nascere un’alternativa?

La soglia di sbarramento non lo consente. C’è, poi, la logica del voto utile che blocca questo tipo di operazioni.

Salvini, invece, dovrà candidare i suoi governatori?

Alle europee non c’è l’incandidabilità per cui mi posso candidare e dimettermi nei novanta giorni successivi. Vale per i parlamentari, i consiglieri regionali e i sindaci. È chiaro, quindi, che Salvini ha tutto l’interesse a candidare i vari Fontana, Fedriga e Zaia.

A proposito di presidenti, Meloni in Veneto sarebbe pronta a silurare Zaia…

Non mi sorprende affatto. Alle ultime politiche FdI è stato il primo partito in Veneto e ha ottenuto una delle percentuali più alte dello stivale. Ha tutto il diritto a candidarsi alla leadership di quella Regione, soprattutto se sarà confermato il risultato alle europee. La richiesta della premier non fa una grinza.

Il Carroccio a giugno potrebbe avere uno scatto d’orgoglio?

Dipende da chi candida. Dovrà essere bravo a intercettare tutti i segmenti di voto. Vannacci ne intercetta uno, Zaia un altro, Fedriga un altro ancora. Se Salvini riesce a candidare personaggi irrilevanti rispetto alla rappresentanza, ma capaci di trainare voti, sarà vincente.

Qualcuno parla di svolta a destra dei verdi. Forse mancano i centristi a quelle latitudini?

Salvini ne ha a bizzeffe. Se candida Zaia e Vannacci, l’equilibrio non mancherà.

Il nuovo baricentro per gli ex Dc, intanto, è FdI. Siamo di fronte a una spaccatura costruita a tavolino?

Fratelli d’Italia farà la parte del partito responsabile, in chiave moderata ed europea. Salvini, invece, giocherà quella dello scontento nei confronti di Bruxelles.

Nell’ultima conferenza stampa, però, Meloni ha dichiarato che sarà a capo di una coalizione anti Ursula?

Le sue parole valgono poco o nulla. Non ha mai detto che sarà a capo di una coalizione antieuropea. Un conto è dire niente Ursula, altro è dire bene Visegrad o Le Pen. Salvini, allo stato, è stato l’unico in Italia a invitare la leader della destra francese.

Quale il piano di Giorgia?

Restare in mezzo. Avere una posizione per cui possa appoggiare qualsiasi maggioranza venga fuori dopo le urne. Diciamo che la premier si terrà le mani libere.

Quale, infine, il destino di Forza Italia? Sarà la Moratti a prendere l’eredità di Silvio?

Sembrava che con la scomparsa di Berlusconi il suo partito fosse destinato a un rapido e immediato tracollo. Fallito inaspettatamente il progetto Renzi-Calenda, invece, si crea un enorme spazio per Fi, in cui possono convivere sia Moratti che Tajani, più credibile di chi voleva fare il Terzo Polo.

Quale lo spazio per il centro?

Sembrava che con la scomparsa di Berlusconi il suo partito fosse destinato a un rapido tracollo. Fallito il progetto Renzi-Calenda, invece, si crea un enorme spazio per Fi. C’è spazio, dunque, sia per Moratti che per Tajani, più credibile di chi ha tentato di costruire il Terzo Polo. Se si sommano i voti di Fi, Renzi e Calenda, arriviamo a una soglia che va dal 14 al 20%. Ciò significa che nessuno resterà indietro.


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