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L’INTERVISTA – Paita (IV): “Calenda non sa cosa farà da grande. Fi? Abbandoni l’ultra destra”

di Edoardo Sirignano -

RAFFAELLA PAITA SENATRICE IV


“Non è la prima volta che Calenda bussa alla porta di Schlein e Conte. Perfino quest’ultimo lo ha invitato a decidere cosa vuole fare da grande”. A dirlo Raffaella Paita, coordinatrice nazionale di Italia Viva.

Il leader di Azione sostiene: “Mai più soli alle regionali”. Si tratta di una svolta a sinistra?

Carlo Calenda ci ha abituati a tali e tante giravolte e cambi di rotta che non ci stupiamo più di nulla. D’altronde non è la prima volta che Calenda bussa alla porta di Conte-Schlein: lo ha già fatto sul salario minimo e sulle riforme. Azione era per il premierato, poi ha cambiato idea e ora cerca la sponda a sinistra. Perfino Conte ha invitato Calenda a decidere cosa vuole fare la grande.

L’esperienza Terzo Polo, dunque, è finita prima delle europee o esiste ancora la possibilità di una compagine unica?

Il Terzo polo, intesa come partito unitario, è un’esperienza evidentemente chiusa. Noi siamo stati chiari e abbiamo dato la disponibilità a una lista di scopo per chi crede negli Stati Uniti d’Europa.

Un centro forte potrà esserci anche senza Azione, magari con Bonino, social-democratici e liberali?

Esiste un ampio ventaglio di forze che si rifanno alle tradizioni liberal democratica, popolare, socialista, e che non si riconosce né nel sovranismo del centro destra né nel populismo del Pd di Schlein e del Movimento 5 stelle. E tra queste ci sono sicuramente Più Europa e Emma Bonino. Al contrario i veti da parte di chi gioca con toni grillini a fare il moralista, non li accettiamo. Noi ci concentriamo sulla nostra partita, senza rincorrere nessuno, la partita del centro: Matteo Renzi si candiderà in tutti i collegi, sarà una campagna elettorale fatta fra le persone, parlando di temi veri e concreti. Noi siamo già partiti e non abbiamo alcuna intenzione di fermarci.

Un Pd, sempre più grillino, potrebbe davvero creare praterie per Italia Viva?

Se il Pd si appiattisce su Giuseppe Conte, un grande pezzo di elettorato rischia di restare senza rappresentanza. Il campo largo in realtà è un campo stretto, con l’asse spostato a sinistra, soprattutto sulla politica estera. E questo apre ampi spazi per una forza di centro come Italia Viva. Le differenze tra i riformisti dem e i grillini restano enormi, basti pensare all’Ucraina, e in Sardegna si è potuto fare finta di nulla perché era una elezione regionale. Ma le europee e le politiche sono un’altra cosa.

Se Fratelli d’Italia e Lega si spaccano, come dice Renzi, si può pensare a un nuovo soggetto moderato con Forza Italia, spendibile anche per una nuova maggioranza?

Forza Italia all’interno del governo di centro destra è marginale, ha abdicato a quasi tutte le sue battaglie storiche, a partire dal garantismo. Sta facendo da spettatrice nella lotta tra Fratelli d’Italia e Lega. Se Forza Italia deciderà di abbandonare la destra destra dei manganelli e degli aumenti delle pene e spostarsi sulle nostre posizioni, noi saremo contenti.

Ha ragione Tajani quando sostiene che lo spazio tra Schlein e Meloni può essere occupato solo dagli azzurri?

Quello spazio può essere occupato da vere forze di centro, riformiste e europeiste. Non certo dalla versione edulcorata e subalterna alla destra di Forza Italia.

L’esperimento Soru è tutto da buttare?

Precisiamo che Italia Viva non ha presentato la sua lista. Soru ha rappresentato la risposta, un po’ improvvisata, alla scelta del Pd di dire no alle primarie del centro sinistra e ad una coalizione ampia. L’esperimento è diventato complicato nel momento in cui in appoggio sono entrate liste troppo eterogenee, come Rifondazione comunista. Certo, il sistema elettorale così polarizzante non aiuta.

⁠In Abruzzo e alle prossime regionali cosa farà Italia Viva?

In Abruzzo Italia Viva appoggia un candidato valido e convincente come Luciano D’Amico insieme a tutte le forze dell’opposizione parlamentare. Valuteremo le alleanze caso per caso e regione per regione, sui nomi e sui temi, non certo con posizioni precostituite o pregiudiziali. Nel caso di elezioni amministrative, a esprimersi devono essere i territori. Così abbiamo sempre fatto e così faremo nei prossimi appuntamenti elettorali.


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