Economia

Malagò: “Demagogia lo stop al decreto Crescita per il calcio”. La replica piccata della Lega

di Cristiana Flaminio -

GIOVANNI MALAGÒ PRESIDENTE DEL COMITATO OLIMPICO NAZIONALE ITALIANO CONI, ANDREA ABODI MINISTRO PER LO SPORT E I GIOVANI


Lo stop al decreto Crescita per il calcio dispiace al presidente del Coni Giovanni Malagò. Che, intervistato questa mattina a Radio Anch’io Sport, ha ribadito la contrarietà rispetto alla decisione del governo e ha sottolineato la demagogia che sarebbe alla base della decisione che non è andata giù ai club di Serie A e alla Lega calcio. “Lo stop al decreto crescita? Non lo condivido, parliamo di 50 atleti che nel 90% dei casi sono giocatori di caratura molto importante e internazionale. Secondo me andava corretto negli importi base, ma così com’è impostato sicuramente depaupera il patrimonio e la qualità del nostro campionato”, ha spiegato Malagò. Che poi ha aggiunto: “C’è molta demagogia, ce ne accorgeremo tra un anno o due, poi come in tutte le situazioni spesso nelle necessità il nostro paese riesce a tirare fuori virtù inaspettate”.

Giovanni Malagò ha poi voluto spiegare che la fine del decreto Crescita non complicherà la vita soltanto al calcio ma a tutto lo sport professionistico in Italia: “Oltre al calcio viene penalizzata tantissimo la pallacanestro dove abbiamo un campionato interessante, equilibrato, con Bologna che sta facendo risultati importanti in Eurolega. Nella pallacanestro i contratti non sono pluriennali come nel calcio e qui c’è una fortissima penalizzazione”. C’è da sottolineare che proprio la Virtus Bologna ha chiuso l’anno, il 31 dicembre scorso, annunciando l’arrivo in Emilia del croato Ante Zizic, un vero e proprio top player della scena cestistica europea che si è legato alle Vu nere fino al giugno 2026.

Nemmeno il tempo di digerire le dichiarazioni di Giovanni Malagò e la Lega ha subito ritenuto opportuno rispondere al massimo dirigente dello sport italiano. Il partito di Matteo Salvini, in una nota licenziata sui social, ha ritenuto opportuno sottolineare che “è stato giusto fermare questa ingiustizia nei confronti non solo degli sportivi italiani, che così saranno più valorizzati, ma di tutti gli altri lavoratori e di tutte le altre imprese che non hanno goduto di questi privilegi”.


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