Politica

Nel nome del padre

di Edoardo Sirignano -

LICIA RONZULLI POLITICO ANTONIO TAJANI MINISTRO PAOLO BARELLI POLITICO FULVIO MARTUSCIELLO POLITICO CON LA FOTO DI SILVIO BERLUSCONI ALLE LORO SPALLE


Prende il via l’era del dopo Silvio. Anche Forza Italia, un partito creato a immagine e somiglianza del proprio fondatore, non può fermarsi. La politica non ammette stop. Ecco perché Antonio Tajani, senza indugi, in una conferenza stampa, prende la guida del movimento e prova a mettere insieme i cocci. L’obiettivo è evitare, sin dal principio, pericolosi abbandoni. In tal senso, è fondamentale fare squadra. La parola d’ordine, nella prima uscita del post Berlusconi, è una sola: unità.

Ecco perché, pure con qualche coltello nascosto e pronto a essere usato qualora si presenti l’occasione propizia, si siedono allo stesso tavolo il titolare della Farnesina, il capogruppo alla Camera Paolo Barelli, quello al Senato Licia Ronzulli e quello a Strasburgo Fulvio Martusciello. La stessa Ronzulli, che prima del malessere del Cav, sembrava essere un male incurabile torna a essere centrale nelle dinamiche interne. Altro che passaggio alla Lega come qualcuno vociferava!

Secondo indiscrezioni di palazzo, sarebbe stata la famiglia del patron di Fininvest a dare le giuste garanzie per garantire la compattezza del gruppo e sfruttare un vento, che comunque sembra essere ancora favorevole. Oltre a “menomale che Silvio c’è”, che finisce in testa alle hit-parade dell’estate e a qualche punto guadagnato nei sondaggi, Fi non sembra vivere il periodo peggiore della sua storia. La morte del fondatore, al contrario, sembra aver ridato forza a quelle battaglie che hanno contraddistinto il centrodestra. Il ritorno delle toghe rosse e delle uscite poco felici della Bindi non hanno fatto altro che rianimare un paziente che sembrava quasi spacciato. Non conviene, pertanto, a nessuno abbandonare la nave quando il cielo è ancora sereno.

Conviene, piuttosto, avviare una fase di transizione per avvicinarsi alle europee, il vero bivio sia per i berluscones che per il centrodestra. L’agenda è chiara. Giovedì prossimo si riunirà il comitato di presidenza, che convocherà il Consiglio nazionale. Sarà quest’ultimo a eleggere il nuovo presidente, che in base all’articolo 19 dello statuto, traghetterà il partito fino al prossimo anno. “Andiamo avanti – spiega a chiare lettere Tajani. Non abbiamo paura del confronto. Forza Italia continuerà a essere protagonista dell’azione. Sosterremo lealmente e costruttivamente questo esecutivo per realizzare i progetti di Berlusconi”.

Non ha senso, d’altronde, stravolgere una squadra che resiste e vince? Meglio aspettare dodici mesi per un pericoloso congresso, parola sconosciuta a queste latitudini. Alimenterebbe solo spaccature e inutili tensioni. La stessa riflessione vale anche per Meloni. Non ha senso cambiare le carte, con un partito conservatore, che nel bene e nel male, avrà ripercussioni quando il vento è ancora in poppa per la coalizione. Lo sa bene Giorgia, che fino a oggi non ha sbagliato una mossa. A nessun azzurro, allo stato, conviene abbandonare una maggioranza salda e trasferirsi all’opposizione dal primo Renzi che capita. Pur non mancando gli appelli a cambiare casacca, almeno fino alla prossima primavera, non ci sarà nessuna fuga dei berluscones verso Italia Viva. Il giglio, piuttosto, proverà a prendersi il popolo del Cav, che però non si fiderà subito del primo fiorentino che capita solo per qualche parola sdolcinata. Si tratta di una dinamica molto più complessa.

Un problema vero, invece, è capire se realmente ci sono le risorse per portare avanti la fase di transizione. In tal senso, una rassicurazione è arrivata dallo stesso titolare della Farnesina, secondo cui la primogenita del Cav Marina avrebbe garantito il proprio sostegno al Fi. Al gruppo di Fininvest conviene e non poco restare nella stanza del bottone, pur non avendo ruoli di primo piano. Discesa in campo di Luigi o meno, la sacra famiglia del leader di Arcore ha bisogno di Palazzo Chigi come il pane. Non bisogna dimenticare che a sedare la congiura di Ronzulli e compagni contro Giorgia, tramite l’apporto di Fascina, è stata proprio la figlia prediletta di Silvio. A dettare la strategia alcuni tra i più fidati consiglieri del Cav, come Confalonieri e Letta.

Squadra che vince, dice il detto, non si cambia. Lo sa bene chiunque si adopera per la res publica. Il tempo per la resa dei conti, prima o poi, arriverà. Con il vento in poppa e una luna di miele non ancora finita, sarebbe mossa stupida dare adito a una sinistra mai così divisa.


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