Politica

Nelle mani di Giorgia

di Cristiana Flaminio -

GIORGIA MELONI


Pnrr, cambia tutto. Adesso è tutto nelle mani di Giorgia. Il consiglio dei ministri ha dato l’ok alle modifiche per la governance del Pnrr e dei fondi Ue sui quali la premier Giorgia Meloni ha ottenuto, e non senza fatica, più flessibilità da parte della Commissione europea. Meloni, che ieri ha presieduto i lavori iniziati intorno alle 16.45 collegandosi da remoto, ha intenzione di giocarsi la partita, fondamentale, dei fondi Ue in prima persona, prendendosi la responsabilità e accentrando sul governo e sul Ministero dell’Economia i maggiori poteri. Gli enti locali si ritroveranno con spazi di manovra molto più limitati rispetto a quelli previsti dall’architettura escogitata a suo tempo dall’ex premier Mario Draghi. Tutto il contenzioso sarà centralizzato al Tar di Roma e solo all’ultimo è saltata l’ipotesi di dimezzare i tempi della giurisdizione amministrativa sugli eventuali ricorsi. Agli enti locali sarà concessa la sola presenza in cabina di regia e per il tramite delle organizzazioni istituzionali. In pratica, nella stanza dei bottoni del Pnrr, potranno sedersi il presidente della Conferenza Stato Regioni, Massimiliano Fedriga, e i vertici dell’Unione delle province italiane Michele De Pascale e dell’Anci, Antonio Decaro. Solo a Roberto Gualtieri, sindaco di Roma, sarà concesso di intervenire per le spese e gli investimenti che riguarderanno la capitale. Saltano, dunque, i tavoli di partneriato economico, sociale e territoriale. I tempi per le intimazioni a procedere, a proposito di Pnrr, si dimezzano da trenta a quindici giorni. Le procedure si innescheranno ogni qual volta un ente territoriale risulti in tale ritardo da compromettere uno degli obiettivi previsti dal piano nazionale di ripresa e resilienza. Nel caso in cui le autorizzazioni stagnassero nel passaggio tra le burocrazie dei vari piani territoriali, il governo potrà agire al posto degli amministratori che si ritrovassero in ritardo.

COSA CAMBIA

La nuova struttura sarà basata su un’unità di missione e un ispettorato generale che prenderanno il posto, rispettivamente, della vecchia segreteria tecnica alla presidenza del consiglio e del servizio centrale presso il Mef. Alla struttura saranno assegnati, inoltre, 50 funzionari in più e ben tre direttori generali. All’Ispettorato per il Pnrr, presso il Mef, saranno assegnati otto uffici di livello dirigenziale. L’Ispettorato si interfaccerà con le partecipate di Stato e si occuperà del coordinamento, operativo e finanziario, della rendicontazione economica da inviare a Bruxelles. Inoltre verrà riconosciuta ai ministeri la possibilità di cambiare i dirigenti e i funzionari legati all’attuazione del piano, facendo saltare, così, gli scudi anti spoil system approntati dal precedente governo.

LA SFIDA DI GIORGIA

La partita di Meloni non si gioca, però, solo sul Pnrr. Ma anche (o forse soprattutto) sui fondi di coesione. Sparirà, almeno come ente autonomo, l’Agenzia di Coesione. Il modello per la gestione delle risorse Ue è tracciato. È tutto nelle mani di Giorgia. Alla faccia dell’autonomia, delle Regioni e delle spinte centrifughe dei territori. Il governo assume su di sé una responsabilità non da poco. La flessibilità sui fondi e sull’utilizzo delle risorse, infatti, è la concessione ottenuta dall’Ue per ovviare ai vantaggi altrui per gli aiuti di Stato.

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