Si tratta della più grande operazione militare su larga scala condotta da Israele da almeno vent’anni. Un attacco è arrivato dall’alto, con un missile o un drone, che è poi proseguito via terra e con circa mille militari dell’esercito israeliano entrati in un campo profughi dove sospettavano di trovare armi e munizioni, definito “hub di coordinamento e comunicazione tra i terroristi”. L’Idf ha dichiarato che sta conducendo un “ampio sforzo antiterrorismo in tutta la città e nel campo profughi di Jenin”. Un piano messo in atto con almeno 10 giorni di anticipo, per cui sono stati avvisati sia gli Usa che l’Autorità Nazionale Palestinese.
“Un nuovo crimine di guerra compiuto dal governo di occupazione israeliano contro il nostro popolo indifeso”, ha tuonato Nabil Abu Rudeinah, portavoce del presidente palestinese Abu Mazen, il quale ha convocato una riunione urgente dell’Autorità Nazionale Palestinese. Anche Giordania e Egitto hanno condannato il raid israeliano. Rudeinah ha anche invitato “la comunità internazionale a rompere il suo vergognoso silenzio e ad agire seriamente per costringere Israele a fermare la sua aggressione”.