Politica

Ritorno di casta: asse dal Pd a destra per rialzarsi i privilegi

di Domenico Pecile -


Provate a pensare alla segretaria del partito (che un tempo era simbolo dell’affrancamento delle classi sociali più deboli) che sta tentando di tirare fuori dalle secche un Pd imbolsito e imborghesito. Immaginate la sua difficoltà a tenere assieme le diverse anime cattoliche e riformiste per evitare il rischio di ulteriori emorragie interne. E mettetevi nei suoi panni quando è sicura di avere individuato il ventre molle del governo nella complessa questione del lavoro in tutte le sue sfaccettature: i bassi salari, la precarietà, la fuga dei cervelli giovani, il salario minimo e non ultima, pe ordine di importanza, la spigolosa e incendiaria querelle sul reddito di cittadinanza.

Sì, mettetevi nei panni di Elly Schlein, certa di avere trovato quel trait d’union, il mood per poter dire a testa alta ai vertici che il Pd è in piena riscossa, che sta mettendo alle corde il governo Meloni, che finalmente la strada è in discesa. E adesso pensate alla Schlein quando il pluridecorato Piero Fassino, con pedigree politico da incorniciare, se ne esce – prima di annunciare la sua astensione sul bilancio interno di Montecitorio – piagnucolando e sventolando il cedolino che, ahi lui, l’indennità netta dei deputati è soltanto di 4mila 718 euro nette al mese. Qualcuno gli aveva poi ricordato che a quel mensile andava aggiunta anche la diaria di 3mila e 500 euro mensili. Ma lui, svelto svelto, aveva ribattuto che “va via per il Pd, gli hotel e le trasferte”. Insomma, “mica “la politica è a costo zero”! Certo, sempre detto con le parole di Fassino è certamente una buona indennità, ma non è uno stipendio d’oro”. Figurarsi se lo è allora la retribuzione media lorda degli italiani che, stando agli ultimi dati Istat, è pari a 28mila 781 euro.

Fassino ha incassato la silente solidarietà di gran parte dei parlamentari i quali, nel confermare le cifre rese note da Fassino, fanno rivelare che il costo della vita a Roma si “mangia” tutto o gran parte la diaria visto anche che la parte della stessa, nel caso del Pd – come detto dallo stesso Fassino – finisce nelle casse del partito per cui a fine mese lo stipendio netto è compreso tra 4.700 e 5.000 euro. Cifra sostanziosa, ma sicuramente non da scandalo. Così, i colleghi più vicini a Fassino gli rimproverano non tanto la sostanza delle sue parole, quanto l’intempestività. Insomma, non era proprio il momento, gli hanno detto, di parlare di certe cose soprattutto se a sollevarle è un esponete di un partito in prima linea in questi giorni sui temi legati al lavoro. La Schlein, invece, non ha fatto sconti. Ed è entrata direttamente nel merito della questione, impegnata com’è a riannodare il filo elettorale di quanti in Italia sono alle prese con il problema del caro-vita legato soprattutto a lavori precari o sotto pagati. “Fassino – sono state le prime parole di replica – ha parlato a titolo personale, in dissenso rispetto al voto del Pd. Noi continuiamo a batterci per il salario minimo”. Immediata anche la controreplica di Fassino. “La Schlein si dissocia? Avevo già detto che parlavo a titolo personale”. E alla domanda se lo rifarebbe, Fassino ha espresso qualche perplessità: “Sono stato ingenuo. Ho pensato che si potesse ragionare.

Invece, in questo Paese ormai è diventato difficile ragionare”. E nel novero dei commenti non poteva mancare quello – rigorosamente dedicato a uno dei social – del leader della Lega, Matteo Salvini. Che ha dichiarato: “Caro collega del Pd, si possono lamentare dello stipendio un precario, un operaio o una commessa. Non un parlamentare”. La capogruppo di Forza Italia, Licia Ronzulli, mette invece in guardia sul pericolo della deriva populista che questi argomenti suscitano. “Se continuiamo a dare da mangiare alla bestia dell’antipolitica – ha dichiarato – questa non sarà mai sazia. A causa della delegittimazione della politica, oggi si chiede ai cittadini quanto dovrebbe guadagnare un parlamentare, la risposta è zero. Attenzione, dunque, a non cedere al populismo.
Detto questo, è evidente che l’intervento di Fassino in Aula è stato totalmente fuori luogo”. Sulle parole di Fassino è intervenuto soprattutto il mondo sanitario dove molti operatori si trovano a guadagnare sono alle prese con stipendi di non proporzionati ai carichi di lavoro e alle responsabilità. Ma il malcontento non si è levato soltanto per le parole di Fassino, ma anche per l’omissione dei numerosi benefici di cui godono i parlamentari. Il parlamentare di Fratelli d’Italia, Tommaso Foti, con un ordine del giorno è riusciti a stoppare il ritorno ai vitalizi d’oro. A Montecitorio intanto ha fatto nuovamente irruzione la questione dei costi della politica che tanto cara è stato al M5S. Alla Camera, infatti, è passato un ordine del giorno di Lupi per alzare la busta paga dei deputati al livello dei senatori.


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