Times of Israel: il coraggio di dire la verità
L’8 ottobre 2023, all’indomani del massacro più sanguinoso nella storia di Israele, il Times of Israel pubblicò un articolo dal titolo devastante: “For years, Netanyahu propped up Hamas. Now it’s blown up in our faces” (Per anni Netanyahu ha sostenuto Hamas. Ora ci è esploso in faccia). Non un sito di attivisti pro-palestinesi. Non un media straniero ostile. Il Times of Israel, uno dei principali quotidiani israeliani, letto da centinaia di migliaia di israeliani ogni giorno. E il momento? Il giorno dopo l’attacco che aveva ucciso centinaia di loro connazionali. Ci vuole coraggio per pubblicare una verità così scomoda in un momento così doloroso. Ma ci vuole anche un grande senso di responsabilità. Perché quella verità doveva essere trasmessa proprio in quel momento, quando il sangue era ancora fresco e le domande iniziavano a farsi strada tra paura e dolore.
L’articolo del Times of Israel non lascia spazio a interpretazioni ambigue
Documenta con precisione ben dettagliata come “i vari governi guidati da Netanyahu abbiano adottato un approccio che divideva il potere tra la Striscia di Gaza e la Cisgiordania – portando il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas in ginocchio mentre facevano mosse che sostenevano il gruppo terroristico Hamas“. Non “presumibilmente sostenevano”. Non “secondo alcuni critici”. Sostenevano. È un’affermazione di fatto, non un’opinione che lascia spazio ad altre possibilità. L’idea, spiega il giornale, era semplice quanto cinica: impedire ad Abbas – o a chiunque altro nel governo dell’Autorità Palestinese in Cisgiordania – di avanzare verso la creazione di uno Stato palestinese. Ma in che modo? Mantenendo i palestinesi semplicemente divisi. Hamas a Gaza, l’AP in Cisgiordania. Due entità, due visioni, nessuna possibilità di negoziare con una voce unica. “Così, in mezzo a questo tentativo di indebolire Abbas”, scrive il Times of Israel, “Hamas fu elevata da mero gruppo terroristico a un’organizzazione con cui Israele conduceva negoziati indiretti tramite l’Egitto, e a cui era permesso ricevere infusioni di denaro dall’estero”.
Il giornale cita anche le voci dall’interno dell’establishment israeliano che confermano questa strategia
“Per la maggior parte del tempo”, “la politica israeliana era di trattare l’Autorità Palestinese come un peso e Hamas come un asset“. E cita Bezalel Smotrich, ora Ministro delle Finanze nel governo di estrema destra, che disse esattamente questo nel 2015. Il giornale riporta anche che, secondo vari resoconti, Netanyahu fece un punto simile in una riunione della fazione Likud all’inizio del 2019, quando fu citato mentre diceva che coloro che si oppongono a uno Stato palestinese dovrebbero sostenere il trasferimento di fondi a Gaza, perché mantenere la separazione tra l’Autorità Palestinese in Cisgiordania e Hamas a Gaza avrebbe impedito la creazione di uno Stato palestinese. “Sebbene Netanyahu non faccia questo tipo di dichiarazioni pubblicamente o ufficialmente”, nota il Times of Israel, “le sue parole sono in linea con la politica che ha implementato”.
L’esplosione inevitabile
“Rafforzata da questa politica”, scrive il Times of Israel, “Hamas è diventata sempre più forte fino a sabato, la ‘Pearl Harbor’ di Israele, il giorno più sanguinoso della sua storia – quando i terroristi hanno attraversato il confine, massacrato centinaia di israeliani e rapito un numero imprecisato sotto la copertura di migliaia di razzi lanciati contro città in tutto il sud e il centro del paese“. E poi arriva la frase che dà il titolo all’articolo: “Il paese ha conosciuto attacchi e guerre, ma mai su una scala del genere in una sola mattina“. L’8 ottobre 2023, mentre Israele seppelliva i suoi morti e cercava disperatamente i suoi rapiti, il Times of Israel pubblicò quello che era essenzialmente un atto d’accusa: la vostra leadership vi ha traditi. Per anni ha perseguito una strategia che ha rafforzato deliberatamente i vostri nemici. E ora state pagando il prezzo.
Le conseguenze continuano
Oggi, più di un anno dopo quella pubblicazione, la guerra a Gaza, come possiamo vedere continua. Le conseguenze della strategia documentata dal Times of Israel si dispiegano ancora: migliaia di morti palestinesi, una crisi umanitaria devastante, ostaggi israeliani ancora nelle mani di Hamas, un’intera regione destabilizzata. E Netanyahu? È ancora al potere. Questo è forse l’aspetto più inquietante dell’intera vicenda. Non solo la strategia stessa, ma il fatto che chi l’ha architettata non ne risponde. Che un articolo così devastante, pubblicato dal principale giornale del paese, possa essere ignorato o, ancora peggio, dimenticato.
La lezione universale di un giornalismo coraggioso
L’articolo del Times of Israel dell’8 ottobre 2023 dovrebbe essere studiato nelle scuole di giornalismo di tutto il mondo. Non solo per il suo contenuto, ma per quello che rappresenta: il coraggio di dire la verità al potere nel momento più difficile. Quattordici parole in inglese che riassumono una tragedia che continua a dispiegarsi. Una strategia cinica che ha sacrificato la sicurezza di migliaia di persone – israeliane e palestinesi – sull’altare di un obiettivo ideologico. E un giornale che ha avuto il coraggio di dirlo quando nessun altro osava. Questa è la funzione fondamentale del giornalismo libero in una democrazia: non confortare i cittadini con menzogne rassicuranti, ma disturbarli con verità scomode. Non servire il potere, ma metterlo in discussione. Sempre.
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