Cultura & Spettacolo

Tinto Brass spegne 90 candeline: vita e film del regista più “guardone” del nostro cinema

di Adolfo Spezzaferro -


L’Eros allunga la vita, soprattutto se vissuto come impulso vitale, secondo la tradizione greca classica. Ne sa qualcosa Tinto Brass, re indiscusso del cinema erotico italiano, che oggi compie 90 anni. Lontano dalla macchina da presa ormai da tempo, dopo una emorragia cerebrale, un ictus e due ischemie, Tinto è un cineasta d’altri tempi, uno che ha girato solo con la pellicola, che nulla ha a che fare con il digitale e con i film post-prodotti. Oggi viviamo nell’era della fotografia ritoccata al computer, delle luci e dei colori fatti dopo le riprese. I film di Tinto invece sono artigianali, fatti in casa. Esistono due cinematografie di questa istituzione vivente della settima arte italiana. I film fino a La Chiave del 1983, con una indimenticabile, spudorata Stefania Sandrelli, girato nella sua Venezia, e quelli successivi.
Tinto inizia a fare cinema dopo esser stato alla scuola del documentarista olandese Joris Ivens e della Nouvelle Vague francese. Dopo aver lavorato con Roberto Rossellini. E’ amato e apprezzato dalla critica italiana come autore ideologico e polemico verso la società e la politica. È il Tinto che fa il debutto nel cinema nel 1963 con In capo al mondo, apologo sul disagio giovanile, di cui cura anche la sceneggiatura e il montaggio, il cui titolo viene cambiato in Chi lavora è perduto. Seguono titoli come L’urlo (1968) e La vacanza (1971), apprezzato anche negli States. Sono film intimi, lontani anni luce dal successo dei film erotici nazionalpopolari che verranno. Poi è la volta di due film che segnano un graduale passaggio verso la virata soft-porno. Nel 1975 gira Salon Kitty. Qui le scene di sesso iniziano a essere esplicite ma sono comunque inserite nel contesto e del tutto funzionali alla storia. Poi, nel 1979, gira il suo film più controverso: Caligola. Oggi di quella pellicola esistono sette versioni.
Con La Chiave inizia la seconda cinematografia, quella del grande successo, dell’erotismo spinto, sempre a un passo dal porno vero e proprio, dove la trama è un pretesto per le scene di sesso e non viceversa. Tinto lancerà diverse icone femminili che hanno stuzzicato l’immaginario collettivo. Al contempo attirerà le critiche delle femministe, che gli rinfacciano di ridurre il corpo della donna a mero oggetto del desiderio. Escono quindi Miranda nel 1985 con Serena Grandi e Capriccio nel 1987 con Francesca Dellera, Paprika (1991), con Debora Caprioglio, e Così fan tutte (1992) con Claudia Koll. E ancora, L’uomo che guarda (1994), un po’ la summa del suo essere “guardone”, Monella (1998), Senso ’45 (2002).
Tanti auguri Tinto, il quale ha fatto sapere che festeggerà a casa sua a Isola Farnese con la moglie Caterina Varzi, gli amici più intimi, e l’immancabile sigaro (con un buon whisky). Il cineasta 90enne manda un messaggio ai giovani: “Vivete per libertà e non abbiate paura di fare esplodere gli schermi”.


Torna alle notizie in home