Cultura & Spettacolo

Tutte quelle cose per un mondo a parte

di Riccardo Manfredelli -


“Un mondo a parte”, regia di Riccardo Milani al cinema con Medusa dallo scorso 28 marzo, è tante cose, tenute insieme con grazia assoluta: è celebrazione delle proprie radici, più spesso zavorra che vessillo; è il racconto, non scevro di amarezza e disillusione, dell’importanza della scuola, dell’Istruzione, di quanto quello degli insegnanti (sentinelle di civiltà) non sia semplicemente un mestiere ma una missione. E’ un inno alla solidarietà e alla straordinaria bellezza della Natura, che va amata e rispettata (il Parco Nazionale d’Abruzzo è protagonista autonomo e svettante della pellicola). Il film celebra poi l’atto di nascita di una nuova e affiatatissima coppia cinematografica: Antonio Albanese, una costante delle ultime commedie dirette da Milani (“Mamma o Papà?”, la dualogia “Come un gatto in tangenziale”) e Virginia Raffaele che, finalmente, possiamo apprezzare anche come attrice tout-court. Anzi, dirò di più: Agnese, una don Chisciotte al femminile che combatte contro chi vorrebbe chiudere l’istituto di cui è vicepreside, non poteva che essere lei e credo che lo studio chirurgico delle caratteristiche e dei tic degli altri, che sono alla base del suo felice percorso di imitatrice, l’abbiano aiutata non poco ad aderire meglio e più velocemente al personaggio, accento marsicano compreso. Pur di salvare la sua scuola, lo dicevamo, Agnese è disposta a tutto, e si inserisce per questo a pieno titolo tra quegli “alfieri di comunità” le cui storie, negli ultimi anni, hanno avuto grande spazio nella commedia all’taliana. Il primo che mi torna in mente è Silvio Orlando che in “Un paese quasi perfetto” (Massimo Gaudioso, 2016) se ne inventa di ogni – con la complicità dei suoi compaesani – per convincere un medico a rimanere a Pietramezzana (località di fantasia, crasi tra i due borghi lucani, Pietrapertosa e Castelmezzano, dove il film è stato girato) ed evitare così lo spopolamento. Dello stesso anno è “Non c’è più religione”, regia di Luca Miniero: gli abitanti di Portobuio sono famosi per mettere in scena ogni anno un bellissimo presepe vivente. Il calo delle nascite, però, ha fatto sì che non ci sia più alcun bambino che possa interpretare in maniera convincente Gesù in fasce. Così il sindaco Cecco (Claudio Bisio) si rivolge al capo della folta comunità musulmana del paese perché possa prestargli un neonato. “Sfrutta” la spiritualità anche Alessandro Siani: in “Si accettano miracoli” (2015), l’attore e regista napoletano interpreta Tommaso, un ex tagliatore di teste affidato ai servizi sociali, che per evitare la chiusura della parrocchia di suo fratello Don Germano (Fabio De Luigi) si inventa un finto miracolo che torni ad attirare orde di fedeli. E a proposito di preti, in “Il sesso degli angeli” (2022), Leonardo Pieraccioni interpreta Don Simone, il quale riceve in eredità dallo zio una florida attività in Svizzera, i cui guadagni gli permetterebbero di restaurare, come ha sempre desiderato, la sua Chiesa. Peccato si tratti di un bordello!


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