Scontro Orban-von der Leyen sul Budapest Pride
Il governo ungherese guidato da Viktor Orban ha ufficialmente vietato la tradizionale marcia del Budapest Pride, prevista per sabato nella capitale, innescando un durissimo scontro politico con gli organizzatori e con il sindaco della città, Gergely Karácsony. Al centro della disputa vi è la decisione della Corte Suprema ungherese, che ha emesso una sentenza vincolante per bloccare lo svolgimento dell’evento, citando “preoccupazioni legate alla tutela dei minori”. Secondo il portavoce del governo Zoltan Kovacs, il Pride “è stato organizzato in violazione della legge ungherese”, poiché gli organizzatori, appoggiati dalla municipalità, avrebbero “ignorato” le condizioni proposte dall’esecutivo per una sede alternativa. “La città ha rifiutato una sede legale offerta dal governo – ha dichiarato Kovacs su X – e ha invece scelto la lite e l’illegalità. Non si tratta di diritti o libertà, ma di una provocazione politica”.
Il sindaco Karácsony ha però scelto di inserire la marcia nell’elenco degli eventi ufficiali della città di Budapest
Una mossa definita dagli organizzatori come “necessaria per difendere i diritti civili di tutti i cittadini, contro una deriva autoritaria che ormai colpisce apertamente la comunità LGBTQIA+”. Il Budapest Pride, giunto quest’anno alla sua 29ª edizione, si è tradizionalmente tenuto nel centro della capitale, attirando migliaia di partecipanti da tutta Europa. Ma il clima politico in Ungheria si è fatto sempre più ostile. Il governo Orban ha introdotto negli ultimi anni una serie di leggi che limitano la visibilità delle persone LGBTQIA+, tra cui una norma che vieta la “promozione dell’omosessualità” ai minori, legge fortemente criticata dalle istituzioni europee.
La presa di posizione dell’esecutivo ungherese non è passata inosservata a Bruxelles
In un post pubblicato su X, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha espresso il suo pieno sostegno alla comunità LGBTQIA+ ungherese. “Chiedo alle autorità ungheresi di consentire lo svolgimento del Budapest Pride, senza timore di sanzioni penali o amministrative contro organizzatori e partecipanti. In Europa, marciare per i propri diritti è un diritto fondamentale”, ha dichiarato. Non si è fatta attendere la replica del premier ungherese. “Gentile signora presidente, esorto la Commissione europea ad astenersi dall’interferire nelle attività di applicazione degli Stati membri, in cui non ha alcun ruolo da svolgere”, ha scritto Viktor Orban in un post su X, rivolgendosi direttamente a von der Leyen. “Invito inoltre la Commissione a concentrare i propri sforzi sulle urgenti sfide che l’Unione europea si trova ad affrontare, settori in cui ha un ruolo e una responsabilità chiari e in cui ha commesso gravi errori negli ultimi anni, come la crisi energetica e l’erosione della competitività europea”, ha aggiunto, in un tono fortemente polemico. La Commissione Ue monitora da tempo la situazione ungherese per possibili violazioni dello Stato di diritto e dei diritti civili. L’intervento di von der Leyen, e la controffensiva di Orban, confermano come la questione del Pride sia ormai diventata un nuovo terreno di scontro politico tra Budapest e Bruxelles. Nonostante il divieto, gli organizzatori confermano: “Sabato scenderemo in piazza. Perché nessuna legge ingiusta potrà fermare la nostra voce”.
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