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Asticelle, buste e riforme: inizia la partita dei diritti tv del calcio

di Redazione -

SEDE LEGA CALCIO SERIE A


Quando il gioco si fa duro, le televisioni iniziano a giocare. Archiviata la stagione 2022/23 della Serie A (non del tutto, in realtà, perché manca lo spareggio salvezza tra Spezia e Hellas Verona), la partita passa dai campi agli uffici istituzionali. Della Lega di Serie A, delle televisioni. Dalla tattica tra le linee si passa alla strategia tra i media. Con una sola certezza. Vogliono vincere tutti.

Le buste con le offerte per i diritti saranno aperte il 14 giugno prossimo. Il tempo stringe. Fosse una partita, saremmo all’80esimo. Certo, tutto può cambiare negli ultimi minuti. Ma intanto, i tempi del gioco dei diritti la Lega di Serie A li ha già dettati da tempo. Nei giorni scorsi, infatti, l’ad Luigi de Siervo ha stabilito di “alzare l’asticella” portando il valore del calcio italiano a 1,15 miliardi di euro a stagione. E se nessuna delle televisioni in campo sarà in grado di garantire un’offerta ritenuta congrua agli obiettivi fissati, la Lega di Serie A non esclude di affidarsi a intermediari indipendenti. E, nel malaugurato caso che anche questa opzione non soddisfacesse club e presidenti, l’ipotesi da seguire potrebbe essere quella di aprire un canale della Lega. E di farlo aprendo ai capitali provenienti dai fondi di investimento che avrebbero una funzione di distributori.

L’idea non è totalmente peregrina. La Figc l’ha già attuata per le nazionali minori, dall’under 21 fino alle azzurre del calcio femminile. La Rai, infatti, non ha presentato offerte ritenute adeguate e la Federazione ha deciso di far da sé. Con un paradosso: le partite dell’unica rappresentativa nazionale che sia riuscita a qualificarsi a un mondiale, cioè quella delle ragazze, non verranno trasmessa in tv. Meglio seguire l’Italia eterna sperimentale di Mancini alle prese con la Nations League, una sorta di Conference League per nazionali.

Nell’attesa delle buste, sono tanti i temi che si sono posti nel dibattito. Serpeggiano durante il campionato e poi escono quando la stagione è finita e si inizia a parlare di cose serissime, come i diritti tv. Una su tutte: hanno ragione i nostalgici che vorrebbero il ritorno della Serie A a 16 squadre. A loro, ha risposto il presidente della Lega Serie A, Lorenzo Casini, che, dopo aver ammesso che è vero che le squadre giocano troppe partite in una stagione, ha ricordato al Gr Parlamento che anche la Premier League è a 20 squadre. “Quello che le squadre hanno per ora ritenuto è di mantenere il format a 20 squadre per una serie di ragioni. Innanzitutto un tema economico: più squadre assicurano maggiori introiti complessivi. La seconda ragione ha carattere storico, geografico: salirà una tra Bari e Cagliari, due piazze importanti, è risalito il Genoa, un’altra piazza storica”. Forse aveva ragione Lotito quando diceva che una Serie A con Carpi, Frosinone e Sassuolo avrebbe avuto l’appeal di un torneo oratoriale? “Con un campionato a 20 è più probabile trovare una rappresentatività”, ha dichiarato Casini. Insomma, non si torna indietro. Fatevene una ragione.

Intanto anche Sky sarà della partita dei diritti tv. Questa volta, la società oggi parte della galassia Comcast, vuole fare le cose per bene. Andrea Duilio, Ceo della divisione italiana di Sky, ha spiegato: “La Serie A è un prodotto importante, abbiamo investito oltre 10 miliardi negli ultimi anni e credo siamo i finanziatori più importanti del calcio italiano. È qualcosa per noi molto rilevante. Stiamo facendo valutazioni, saremo ovviamente nell’asta. Quello che posso dire è che faremo il meglio per i nostri clienti e per i nostri azionisti”. E poi ha continuato: “Per noi il calcio è importante. Abbiamo appena acquisito i diritti esclusivi del 92% della Champions League, di tutta l’Europa League e della Conference League che saranno su Sky dal 2024 al 2027 e questa è una testimonianza sia dell’investimento in Italia sia dell’importanza del calcio”.

Antonio Laspina


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