Editoriale

LA CLESSIDRA DI WASHINGTON

di Tommaso Cerno -

Tommaso Cerno


C’erano una volta i paesi emergenti. Una definizione molto occidentale, per riferirsi a quella parte del mondo che come il Sudamerica avrebbe dovuto segnare la nostra espansione culturale ed economica verso un mondo globale dove il benessere arrivava secondo il nostro volere. Quel mondo non esiste più. E a mostrare quanto le nostre previsioni fossero sbagliate ci ha pensato la guerra in Ucraina punto non per l’Ucraina, sul cui territorio Si continua a combattere e a morire, come nel secolo scorso Appunto ma per tutto ciò che sta davvero intorno a questo conflitto e che non riguarda Kiev ma il nuovo patto su cui è cominciata la grande spartizione del pianeta che ha smesso ufficialmente lo scorso febbraio di essere monopolare. Che si stia andando verso una guerra globale, non necessariamente fatta di bombe atomiche e missili, ma certamente di alleanze e di grandi partite finanziarie, economiche, tecnologiche e militari Lo dimostrano le parole del Presidente del Brasile Lula. Ormai la parola pace ha perso il suo significato originario ed è diventata un sinonimo di guerra. Ed ecco che il Brasile si allinea formalmente con Mosca e con Pechino invocando la suddetta parola ormai desueta per spiegare all’occidente che il blocco dei vecchi brics di memoria obamiana si è spostato verso est Ehi progetta un mondo alternativo a quello disegnato dagli Stati Uniti e costruito sul dollaro punto a dimostrare che questa pace non significa accordo c’è la seconda parte dell’intervento di Lula dove si esplicita che, assieme a Pechino e Mosca, anche il Sud America si sta schierando per una fine delle ostilità che garantisca a Putin di tenersi il donbass, opzioni questa Che significa tradotta dal cinese che la guerra non solo non finirà, visto che la casa bianca è tutta la nato ritengono assieme a zelinskij inimmaginabile che il territorio dell’Ucraina in vasa possa mutare anche di un solo metro quadrato, ma è destinata ad alzarsi di livello. Tutto questo era scontato dall’inizio punto così come era scontato che l’invio di armi, l’addestramento dei militari, l’utilizzo di tecnologie avanzate dell’asse nato in Ucraina avrebbero avuto come unico finale possibile la necessità di una vittoria sul campo dell’Alleanza Atlantica E non certo una resistenza che avrebbe portato in tempi stretti a un tavolo di trattative diplomatiche con il Cremlino. E siccome noi non abbiamo il coraggio di dirlo, visto che ripetiamo da 15 mesi lo stesso mantra secondo il quale noi non staremmo costituendo le basi di una guerra ad ampio raggio, ma facendo il minimo indispensabile per la tutela della democrazia sul pianeta, ci hanno pensato i nostri nemici a dirlo chiaramente. Ora se due più due fa ancora quattro entro poche settimane la partecipazione alla guerra in Ucraina da parte della NATO sarà più forte e comincerà a mettere in campo Anche l’opzione di un supporto militare materiale sui territori. Il primo passo verso questa svolta della guerra si è avuto con il G7 che ha approvato l’idea di utilizzare i caccia F16 e ha introdotto il concetto di addestramento, vale a dire di invio di personale militare della NATO sul conflitto con il compito formale di insegnare all’esercito ucraino che della NATO ancora non fa parte a guidare i Jet con i quali compiere le proprie azioni di guerra. A parte il giro di parole È chiaro il significato di questa scelta: Siccome questa guerra ormai non si può pareggiare ma bisogna vincerla, per vincere c’è bisogno di eserciti qualificati punto e quello ucraino al netto dell’eroismo e del patriottismo eroico di quegli uomini, non è addestrato. Ciliegina sulla torta del nuovo piano bellico Atlantico è stato consentire al presidente Ucraina Zelensky di respingere al mittente l’ipotesi di mediazione avviata dal Vaticano, suscitando anche l’irritazione di sua santità il Papa Francesco. Bene, Oggi è mosca che fino a pochi mesi fa non voleva nemmeno sentire nominare il pontefice Bergoglio a far sapere che la strada intrapresa dal capo della Chiesa Cattolica è una via percorribile. Il tutto mentre Joe Biden, uno dei peggiori presidenti che la nostra generazione ricordi, sta giocando una partita a scacchi con la finanza mondiale che passa attraverso l’ipotesi di un default americano e di una pressione sull’Europa per un riarmo globale. Il tutto secondo la clessidra delle scadenze di Washington, cioè le presidenziali del prossimo anno. Una accelerazione che per Un’Europa in ginocchio, alle prese con un’agenda che riguarda il clima, le materie prime, l’energia insostenibile per una fascia ampia della popolazione potrebbe significare l’inizio di una recessione continentale, le cui avvisaglie già si annusano in due paesi fino a pochi mesi fa considerati inespugnabili dal punto di vista economico: la Francia di Macron e la Germania di Scholz.


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