Editoriale

L’Europa ascolti il Papa

di Adolfo Spezzaferro -


Il secondo fatto è che sta all’Europa intervenire per un cessate il fuoco. Questo perché da una parte abbiamo Mosca e il Vaticano che chiedono di avviare negoziati di pace e dall’altra abbiamo Zelensky e gli Stati Uniti che vogliono continuare la guerra. In mezzo ci sta l’Ue, i cui membri sono in larghissima parte anche alleati della Nato. E proprio l’Alleanza atlantica è in prima linea per andare avanti ad oltranza con il conflitto russo-ucraino. Pertanto delle due l’una: o l’Ue ascolta l’appello di pace di papa Francesco o sarà complice di morte e distruzione nel Donbass finché il presidente russo Putin non riterrà conclusa l’operazione militare speciale. Sì, è vero in tanti dicono che questa definizione è un modo da parte di Mosca di edulcorare quella che di fatto è l’invasione russa in territorio ucraino. Ma il punto è proprio questo, la Federazione Russa è intervenuta in difesa delle popolazioni russofone vittime di anni di aggressioni da parte delle forze di Kiev. Questo è un dato di fatto, negarlo è da faziosi e noi qui siamo a ribadire che sì, siamo equidistanti rispetto alle ragioni del conflitto ma di certo siamo schierati dalla parte del Papa, che chiede la pace.
E la chiede sì a Zelensky, con un intervento coraggioso che ha scatenato la condanna scomposta di chi vuole continuare la guerra, ma Bergoglio è proprio all’Europa che chiede di intervenire per mettere in moto la macchina delle trattative. Non a caso, il Pontefice parla della Turchia come di uno dei Paesi disposti a mediare tra le parti in conflitto. L’invito è chiaro: mica vorrà l’Europa lasciare a Erdogan il merito di proporsi come mediatore. Non è forse l’Ue depositaria dei valori occidentali tra cui spiccano il dialogo e la pace come fondamenti della democrazia? Ci scusi il Santo Padre per il ricorso improprio del popolare adagio, ma a noi sembra proprio che il Vaticano voglia “parlare a nuora perché suocera intenda”. Dove la nuora è Zelensky e la suocera l’Ue.
In tale ottica, più che soffermarci sulla reazione pavloviana di Zelensky – “non ci arrenderemo mai” – ci preme sottolineare il commento del portavoce del Cremlino Peskov, il quale ha apprezzato le parole del Papa e ha ricordato la posizione di Putin in merito al conflitto in corso. Ricordando la volontà e la disponibilità espresse in più occasioni dalla Russia nel risolvere il conflitto attraverso l’opzione preferibile del negoziato. Così, nel febbraio di quest’anno, il presidente russo ha dichiarato che se l’Occidente desidera trovare una soluzione pacifica al conflitto ucraino, la Federazione Russa è disposta a farlo, sottolineando che, a causa del mancato rispetto degli accordi di Minsk, Mosca è passato dall’uso di “strumenti pacifici a strumenti militari”.
Si fa un gran parlare di come l’Europa debba conquistare quell’autonomia strategica necessaria all’equilibrio globale in questa fase del multipolarismo, dove essere schiacciati in tutto e per tutto sulla posizione degli Usa non solo non giova all’Ue ma non giova a nessuno (Usa a parte). Ecco, la pace nel Donbass è l’occasione giusta per far sentire la nostra voce. Anche perché abbiamo il dovere di ascoltare l’appello del Papa. Il problema è che la presidente della Commissione Ue von der Leyen, che punta al secondo mandato, vuole che l’Europa produca più armi. E siamo sicuri che la sua richiesta non rispecchi le istanze dei cittadini europei. Anzi.


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