Cultura & Spettacolo

Sciarelli: “Aiutare le famiglie degli scomparsi è servizio pubblico. E anche una vera passione”

di Redazione -

2021, Federica Sciarelli, DI ASSUNTA SERVELLO


di LORENZA SEBASTIANI
«Di lasciare Chi l’ha visto? al momento non se ne parla». La giornalista Federica Sciarelli mantiene il timone dal 2004 di uno dei cavalli di battaglia di Rai3. Lo fa con impegno e passione. «Pure troppo», ammette, «a volte mi scaglio in diretta, forse dovrei usare toni più compassati». In questi anni il programma è cambiato con lei (e lei con il programma).
Ma Chi l’ha visto? non è solo un programma. È la storia d’Italia, attraverso quei punti interrogativi che hanno toccato la vita di alcune famiglie e di riflesso quella di un intero paese. Non è un format come un altro, è servizio pubblico. La Sciarelli ci è arrivata dopo una corposa esperienza nel giornalismo politico.
Prima ancora, a vent’anni lavora all’Ufficio informazioni parlamentari, poi approda nello storico TG3 di Sandro Curzi, diventando una delle prime donne nella redazione politica di un tg, dove rimarrà per 15 anni. «Quel telegiornale mi ha dato un approccio più concreto. All’epoca il direttore Antonio Di Bella disse all’allora direttore di rete Paolo Ruffini ‘lei non accetterà mai di condurre un programma di cronaca’. Invece ho accettato, per mettermi in gioco, pensando di rimanerci al massimo per uno o due anni».
Oggi cosa le dà la conduzione di Chi l’ha visto?
Mi appassiona la possibilità di aiutare un sacco di persone. Settimana scorsa una signora ci ha mandato un audio di un tentativo di truffa agli anziani. L’abbiamo mandato in onda, in tanti ci hanno scritto ‘grazie, faremo attenzione ai nostri genitori’. Ecco, questo ci dà forza.
Il caso a cui si sente più legata?
Lo sono a tutti. Il primo di cui mi sono occupata è stato quello di Denise Pipitone. Appena scomparsa tutti pensavano sarebbe tornata a casa di lì a poco. Poi ho conosciuto Gildo Claps, fratello di Elisa Claps, è venuto in studio da me. Mi sono resa conto nel tempo che queste famiglie si appoggiano a noi. Dare loro una mano diventa una sorta di missione per noi, anche personale.
Intrattiene rapporti con i familiari degli scomparsi?
Certo. Queste famiglie le ho viste crescere, siamo invecchiati insieme. Vedere Marisa (ndr madre di Cristina Golinucci, scomparsa a Cesena nel ’92) che, per sedersi al nostro tavolo ormai si accompagna con una stampella, mi colpisce profondamente. L’ultima volta durante la pubblicità mi ha stretto un braccio e mi ha detto ‘Federica, ma stavolta ce la faremo?’. Oppure penso al padre di Daniele Potenzoni, il ragazzo autistico scomparso in metro nel 2015. Mi ha chiesto di aiutarlo a scrivere un libro sul figlio. Ci sono alcuni familiari, poi, che si ricordano persino il mio compleanno…
Difficile rimanere estranei ai casi trattati.
La scomparsa è peggio di un lutto, non sapere dove sia finito un figlio rende più difficile elaborare. Per aiutare queste famiglie è importante mantenersi lucidi. Quando sono arrivata a Chi l’ha Visto? ho fatto un’operazione. Più di una, a dire il vero.
Ci racconti.
A molte famiglie ho detto ‘Perché parliamo di scomparsa? Parliamo piuttosto di omicidio con occultamento di cadavere’. La famiglia Claps accettò, sapevano benissimo che era stato Danilo Restivo a uccidere Elisa. In certi casi se si parla di ‘scomparsa’ arrivano segnalazioni a volte inutili e depistanti, anche per gli inquirenti. Ma altri genitori non la pensano così, dicono “finché mio figlio non lo vedo morto, per me è vivo’. Piera Maggio, ad esempio, mi ha sempre detto “non dovete mai parlare di una Denise morta, se no non me la cerca più nessuno”.
Insomma, serve sensibilità per capire come impostare gli appelli, se definirli casi di scomparsa o di omicidio.
Fondamentale. Per esempio, prendiamo uno degli ultimi casi che abbiamo trattato, l’accumulatore seriale di Foggia, Raffaele Lioce. Non ritirava la pensione da tempo, dentro casa c’erano le sue stampelle, forse era il caso di cercare meglio nell’abitazione. Ho mandato un inviato e l’ho lasciato là, finché non è stato fatto lo sgombero. E infatti, il corpo era dentro casa.
Ogni tanto, ciclicamente, si parla del suo possibile addio al programma.
Sono pronta a lasciare il mio posto quando vogliono, non sono attaccata alla poltrona. Ma vi racconto com’è nata questa voce. Un anno con gli amici ho fatto il giro della Sicilia in bici. Sono partita da Palermo, pensando ‘qui è scomparso Tizio’, poi sono passata da Isole delle Femmine e ho pensato ‘qui è scomparso Caio’. Sono andata un po’ più in là, a Casteldaccia, e ho pensato ‘qui sono scomparsi due ragazzini’. Mi sono resa conto che per me l’Italia era diventata una sorta di grande cimitero. Ho capito che per la mia salute avrei dovuto disintossicarmi da tutto quel dolore. Al ritorno ho chiesto di poter cambiare programma, però mi è stato detto di no, perché andava troppo bene. E allora sono rimasta, con soddisfazione e la stessa passione di sempre.
In passato si è parlato anche di un programma politico per lei.
In epoca Covid il direttore Franco Di Mare mi parlò di Titolo V, che avrebbe approfondito un tema allora molto vivo, quello delle autonomie regionali. Era un’idea interessante, mi disse che sarei stata indicatissima. Ma se uno ti dice ‘saresti portata per questo programma’, non significa che lo condurrai. Il punto era anche trovare una possibile sostituzione per Chi l’ha visto?. Insomma se ne dicono di cose. Un tempo scrissero persino che di lì a poco avrei diretto il TG1. E qualcuno cominciava già a raccomandarsi…
Molti dicono che con lei Chi l’ha visto? si sia trasformato.
Al mio arrivo ho strutturato la redazione in modo che ci fosse sempre un turnista, sabato e domenica compresi. È diventato una sorta di presidio permanente. Inizialmente andava in onda di lunedì. Sabato e domenica la redazione era chiusa e mi feci dare le chiavi. Insomma, oltre a ciò che vedete, oggi c’è una macchina che lavora sette giorni su sette. Abbiamo un archivio di trent’anni che contiene persino foto dei tatuaggi degli scomparsi. Ci capita a volte di sapere prima degli inquirenti ciò che sta succedendo…
Cosa fa quando non lavora?
Non si direbbe, ma guai a chi mi toglie le mie sedute di palestra settimanali, i miei momenti in bici, le lezioni di rollerblade. Un tempo facevo pattinaggio sul ghiaccio, atletica, hockey sul prato, danza moderna. Lo sport mi permette di staccare.

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