In Canada la premier ha speso tutto il suo tempo per auspicare un impegno comune indirizzato alla fine dei conflitti in corso. Perché.....
Un breve colloquio, l’incontro tra Giorgia Meloni e Donald Trump avvenuto a margine del G7 di Kananaskis in Canada, si è svolto in modo informale su una panchina di legno del Pomeroy Kananaskis Mountain Lodge, sede del vertice. Poche parole, prima della cena dei leader, alla quale Trump ha partecipato prima di lasciare anticipatamente il summit e ritornare alla Casa Bianca per affrontare nella Situation Room un vertice convocato con il Consiglio nazionale di sicurezza.
Cosa si sono detti
A leggere Palazzo Chigi, durante l’incontro sono stati discussi i recenti sviluppi in Iran con la riaffermazione dell’opportunità di riaprire la strada del negoziato ma pure, introdotta dalla premier, la necessità di lavorare per il raggiungimento di un cessate il fuoco a Gaza e l’importanza di un accordo sul negoziato commerciale tra Ue e Usa, guardando al vertice Nato della prossima settimana all’Aja cui Trump presenzierà per la prima volta nel suo secondo mandato e che verterà sul tema della difesa comune ove Meloni, circa la quota di Pil da destinarvi, punta a tenersi le mani libere per una manovra flessibile nella quantità e nel tempo verso la soglia del 5%.
Trump ha zittito Macron
Un breve incontro, quello tra il presidente Usa e la nostra premier, che per garbo e disponibilità al confronto espressi dal tycoon nei confronti di Meloni, è apparso totalmente dissonante rispetto alla reazione riservata al presidente francese. Emmanuel Macron aveva provato a interpretare la rapida partenza di Trump dal Canada per rientrare a Washington, affermando che il tempo recuperato a quello previsto per il G7 sarebbe stato speso per lavorare ad un cessate il fuoco tra Israele e Iran. Trump lo ha immediatamente sbertucciato, irridendolo con parole di fuoco (“E’ in cerca di pubblicità, sbaglia sempre intenzionalmente o meno, non ha idea di cosa dica”).
Le mosse e le attese di Meloni
Su quella panchina in Canada, Giorgia Meloni ha rapidamente utilizzato tutto il suo tempo possibile con l’uomo più potente della Terra per esprimere la propria determinazione e auspicare che l’impegno comune aiuti a trovare una soluzione a tensioni internazionali – Israele-Iran e Gaza – che non poco stanno indirettamente rallentando l’azione del governo, nella sua manovra interna ed esterna. La violenta accelerazione del conflitto israelo-palestinese e l’impennata di quello ove ormai da giorni si vede Benjamin Netanyahu spingere per l’annientamento del regime iraniano rappresentano una variabile che può condizionare la capacità di Meloni di condurre un confronto efficace in Ue e di mantenere una linea coerente sulle questioni di politica estera, richiedendo un bilanciamento diplomatico delicato tra interessi interni e dinamiche globali. L’urgenza dei morti della Striscia e quella dei missili balistici che si lanciano reciprocamente Israele e Iran, con tutto ciò che il dibattito politico trascina pure nella polemica interna delle opposizioni, sta ogni giorno di più rimandando le pagine dell’esecutivo sul Piano Mattei, sulla cooperazione internazionale, sul ruolo dell’Italia in Europa e nel Mediterraneo. Quelle in agenda a cui Meloni tiene di più per lavorare serenamente al cambio di marcia promesso agli italiani.