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Cronaca

Garlasco, depositata la perizia sul Dna sotto le unghie di Chiara Poggi

Si apre un nuovo e delicatissimo capitolo nell’inchiesta

di Lino Sasso -


La perizia sul Dna sotto le unghie di Chiara Poggi apre un nuovo e delicatissimo capitolo nell’inchiesta sul delitto di Garlasco. Anche se dopo ben 18 anni dall’omicidio della giovane avvenuto il 13 agosto 2007. Con il deposito della relazione tecnica firmata dalla genetista Denise Albani e dai dattiloscopisti Domenico Marchigiani e Giovanni Di Censo, nominati dalla gip di Pavia Daniela Garlaschelli nell’ambito dell’incidente probatorio, si profila un confronto serrato tra gli esperti delle parti. A partire dal 18 dicembre, in aula inizierà una vera e propria battaglia scientifica e processuale.

Le relazioni nelle mani dei magistrati

Le relazioni dei periti, depositate nel pomeriggio di ieri, sono già nelle mani della giudice e dei pm pavesi, che avrebbero cominciato a esaminarle. Non altrettanto possono dire gli avvocati di Andrea Sempio, l’amico storico di Marco Poggi tornato al centro dell’attenzione investigativa: la difesa, infatti, non ha potuto ottenere copia dell’atto. Così come i legali dei genitori di Chiara, Giuseppe e Rita Poggi, e del fratello Marco, parti civili nel procedimento. Stessa situazione per la difesa di Alberto Stasi, condannato in via definitiva a 16 anni e tuttora parte processuale. Probabilmente potranno chiedere copia della relazione a partire da oggi.

Le impronte e il Dna

Nel frattempo, in assenza dei documenti completi, si lavora su ciò che è trapelato. Le analisi su impronte e reperti raccolti sulla scena del crimine, dal sacchetto della spazzatura alla confezione di cereali, dal vasetto di Fruttolo ai paradesivi, non avrebbero modificato il quadro già delineato nei processi contro Stasi. Anche le garze prelevate in autopsia, e che secondo alcune fonti sarebbero state contaminate, non sembrano contenere elementi nuovi. A emergere con forza, invece, è l’elemento centrale dell’incidente probatorio: i risultati relativi alla perizia sul Dna sotto le unghie di Chiara Poggi. L’aplotipo Y rilevato su due margini ungueali nel 2007 mostrerebbe una compatibilità con la linea paterna del profilo genetico di Andrea Sempio, secondo quanto anticipato ai consulenti dalla dottoressa Albani. Un secondo profilo maschile, denominato “ignoto 2”, risulta invece troppo degradato per essere attribuito a Sempio, a Stasi o agli amici di Marco Poggi.

Quanto “pesa” il Dna sotto le unghie di Chiara Poggi

Proprio su questi dati si giocherà il confronto più aspro. Per i pubblici ministeri e per i legali di Stasi, la compatibilità genetica costituirebbe una prova cruciale e meritevole di approfondimento, soprattutto perché riapre la pista che conduce verso l’attuale indagato. Di tutt’altro avviso la difesa di Sempio e gli avvocati dei Poggi, per i quali si tratta di “dati biostatistici” privi di reale valore probatorio. Ricordano, inoltre, che l’unica perizia sinora ammessa nei precedenti processi, quella del professor Francesco De Stefano, aveva stabilito che quel Dna maschile, “a causa della degradazione e della verosimile contaminazione ambientale”, non consentiva alcuna “indicazione positiva di identità”.

La perizia sul Dna sotto le unghie di Chiara Poggi diventa così il nodo attorno a cui ruoterà una nuova fase giudiziaria, che promette di riaccendere uno dei casi più controversi e dolorosi della cronaca italiana recente. Dal 18 dicembre, in tribunale, saranno la scienza e la sua interpretazione a mettersi di nuovo al centro della scena. Oltre, ovviamente, alle indagini tradizionali.


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