Nulla di fatto per la Giornata Enzo Tortora: intervista a Davide Faraone
Oggi si sarebbe dovuta celebrare la Giornata Enzo Tortora in memoria delle vittime degli errori giudiziari. Dopo l’avvio dell’esame, il provvedimento è però rimasto lettera morta scatenando la reazione dei promotori. Ne abbiamo parlato con il primo firmatario della proposta, il deputato e vicepresidente di Italia Viva Davide Faraone.
17 giugno. Una data diventata tristemente simbolo degli errori giudiziari. Quanto incide questo fenomeno sullo Stato e sulla fiducia dei cittadini nella giustizia?
“Il 17 giugno è una ferita aperta. È il giorno dell’arresto di Enzo Tortora, innocente trattato da colpevole. È il simbolo di una giustizia che può sbagliare, e quando sbaglia distrugge vite. Ogni anno circa mille persone innocenti finiscono in carcere per errore. Le statistiche parlano chiaro: più di 27.000 casi tra il ’92 e il 2018. Se i cittadini non si fidano più della giustizia, crolla uno dei pilastri dello Stato di diritto”.
Italia viva ha presentato una proposta di legge per istituire proprio oggi la Giornata Enzo Tortora in nome di tutte le vittime degli errori giudiziari. Perché non se ne è fatto nulla?
“Perché il governo Meloni ha preferito fare cambio merce sulla pelle degli innocenti, sacrificando una proposta di buonsenso sull’altare di una riforma pasticciata. La nostra proposta aveva un valore civile e simbolico enorme. Ma è bastato il malumore di una parte della magistratura e la maggioranza si è piegata. Hanno preferito dare vita alla Giornata nazionale degli abiti storici, a quella delle periferie urbane e sono pronti ad approvare l’istituzione della Giornata nazionale della scrittura a mano, o la Giornata nazionale del Panettone italiano, da celebrarsi il 24 luglio. Per la giustizia sembra non essere mai il giorno giusto! E Forza Italia, che si definisce garantista, è rimasta zitta e ha mollato. Altro che garantismo: è garantismo à la carte, quando fa comodo”.
Eppure la maggioranza fa spesso riferimento ai principi garantisti ed è fortemente impegnata sul settore della giustizia, addirittura con una riforma costituzionale….
“Parole. Solo parole. Quando c’era da dimostrare con un gesto concreto il rispetto per chi ha subito l’ingiustizia, si sono girati dall’altra parte. Come ha detto Giachetti in Aula, è stata una farsa recitata da attori ipocriti. Una discussione fasulla, conclusa con una bocciatura per non disturbare le toghe. E chi ci perde? Chi è finito in carcere da innocente, chi ancora oggi aspetta un risarcimento morale. Lo dico con chiarezza: non hanno avuto il coraggio di mettere la faccia su una cosa giusta”.
Gli errori giudiziari sono innegabili, sono riconosciuti dagli stessi tribunali. Ciononostante, l’Anm si è messa di traverso rispetto alla Giornata Tortora. Davvero ha pesato il rischio di accrescere un sentimento di sfiducia nei confronti della magistratura o, piuttosto, le toghe non vogliono i riflettori puntati sui propri errori?
“Non si può più fare finta che il problema non esista. Se sbaglia un medico, un ingegnere, un politico, ne risponde. Se sbaglia un magistrato, invece, spesso fa carriera. Troviamo tutti gli equilibri che servono ma io sono per la responsabilità civile e contabile dei magistrati: se il danno lo paga lo Stato, allora almeno chi lo ha causato deve risponderne. Non è uno scontro ideologico tra politica e magistratura, tutt’altro, io ho profondo rispetto per donne e uomini che svolgono un ruolo delicatissimo. Il punto è consegnare ai cittadini una giustizia che funzioni davvero, con meno protagonismi e più responsabilità”.
A proposito della riforma, voi non siete contrari in toto, ma neanche entusiasti del testo predisposto da Nordio. Cosa non vi convince?
“Intanto non ci convince Nordio, un vero disastro. Tanta era l’aspettativa, tanta è stata la delusione. È poi la sua è una riforma pasticciata. Non ci convince il merito di alcune scelte come l’obbligatorietà dell’azione penale, il sorteggio per i membri laici del Csm e l’alta Corte. Ma, non ci convince soprattutto il metodo del governo che ha tentato di fare una riforma costituzionale blindata, senza dare la possibilità al Parlamento di effettuare modifiche e poi tempi biblici, c’era una proposta in Parlamento che sarebbe già stata approvata se la maggioranza avesse voluto, e invece allungano i tempi a dismisura. Infine, manca una vera rivoluzione di cultura giuridica, manca il coraggio di dire che serve un cambio di mentalità prima ancora che di codice. E soprattutto manca il coraggio di dire che o si cambia davvero, o si continua con gli alibi”.
Sull’onda lunga della nuova indagine sul delitto di Garlasco si ipotizza una riforma sull’inappellabilità dei proscioglimenti. Cosa ne pensa?
“È un passo nella giusta direzione. Chi viene assolto in primo grado non può vivere con una spada di Damocle sulla testa e il rischio di essere sottoposto a un processo infinito. Ma attenzione: non basta una norma spot, servono tempi certi, rispetto della presunzione d’innocenza, fine del giustizialismo mediatico. Serve una giustizia giusta. E serve il coraggio politico di dire che la Giornata Enzo Tortora non è un favore a qualcuno, ma un dovere verso tutti. E chi oggi l’ha affossata, si prenda la responsabilità di spiegarlo a chi ha sofferto in silenzio per troppi anni”.
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