Ha avuto inizio ieri in Ungheria il processo a Ilaria Salis, la maestra 39enne milanese, in carcere da febbraio 2023 a Budapest con l’accusa di lesioni aggravate, per aver aggredito due neonazisti nel corso delle manifestazioni per il “Giorno dell’onore”.

Ilaria Salis è stata fata entrare in aula legata per le mani e i piedi, tenuta per una catena e sorvegliata su una panca da due agenti di un corpo speciale di polizia penitenziaria che indossano giubbotto antiproiettile e il passamontagna per non essere riconosciuti. 

Modalità che hanno suscitato l’immediata risposta del governo italiano con il ministro degli Esteri, Antonio Tajani che ha dichiarato: “Chiediamo al governo ungherese di vigilare e di intervenire affinché vengano rispettati i diritti, previsti dalle normative comunitarie – ha detto il numero uno della Farnesina – della cittadina italiana detenuta in attesa di giudizio”.

Il ministro Tajani ha inoltre dato disposizioni al segretario generale della Farnesina Riccardo Guariglia di convocare l’ambasciatore di Ungheria a Roma per un passo di protesta per le condizioni di detenzione della cittadina italiana Ilaria Salis. Nel frattempo, l’ambasciatore d’Italia in Ungheria effettuerà un passo presso le autorità ungheresi.

In merito al processo, la Procura ungherese ha ribadito la richiesta di condanna a 11 anni di carcere, ma Ilaria Salis rischia una pena massima a 16 anni secondo il codice penale magiaro.

Salis in Tribunale ha preso la parola e si è dichiarata non colpevole – riferiscono i suoi avvocati italiani presenti in aula, Eugenio Losco e Mauro Straini.

La donna ha contestato l’impossibilità di visionare le immagini delle telecamere di sorveglianza, su cui si basano le accuse, e la mancata traduzione degli atti in inglese e in italiano, che le hanno impedito di conoscere appieno i reati di cui è chiamata a rispondere.  Il processo è stato rinviato al 24 maggio prossimo.