Attualità

Mou, bavaglio e ipocrisia: un calcio al perbenismo

di Cristiana Flaminio -


Togliete il bavaglio a Mou. Il calcio affoga nei debiti, il Var non sgonfia le polemiche ma le esalta,  ma il problema del pallone sarebbero le frasi pronunciate dal tecnico lusitano nel pre-partita tra la sua Roma e il Sassuolo. José Mourinho rischia di subire un nuovo procedimento da parte della Procura federale per aver azzardato dubbi sull’arbitro designato (sia chiaro, non ha parlato di complottoni ma ha espresso un giudico “tecnico”, seppur ingeneroso, sul fischietto Matteo Marcenaro di Genova) e ha chiesto all’avversario Berardi di rispettare gli avversari e il gioco. Quando ha saputo che qualcuno sta già immaginando di squalificarlo per quello che ha detto prima che le squadre scendessero in campo, cioé nel dopo gara, Mou ha deciso di esprimersi direttamente in portoghese. Forse, ha detto polemicamente, il suo italiano non è così chiaro.

Il problema, in Italia, sono come al solito le parole. Dei fatti non importa granché a nessuno. Si fa ma non si dice. José Mourinho, che è un adorabile furbone, l’ha capito e sono in tanti che, da mesi, gli rinfacciano di “marciare” sull’ipocrisia così da nascondere i risultati della sua squadra. In realtà, oggi, la Roma è quarta in campionato. Davanti al Napoli scudettato di Aurelio Ottimo e Massimo. È in corsa per un posto in Champions. Ha quattro punti in più della Lazio di Sarri, che avrebbe dovuto far sfracelli e che invece s’è arenata a metà classifica. Le parole, però, sono importanti. Anche troppo. Perché Mou, che non sarà Pessoa, non ha detto niente di diverso da quello che si può dire, tranquillamente, in altri mondi sportivi. Ma in Italia vige il non detto. Anzi, l’ordine di non dire. È stato escogitato un protocollo che sfida i secoli. Che affonda le sue radici nella tv in bianco e nero della vecchia Domenica Sportiva. O, se preferite, nelle mirabolanti disquisizioni filosofiche del Catalano di Quelli della Notte. Prendete un’intervista post partita del 1976, è perfettamente sovrapponibile a una di oggi. Questo è star bene al mondo. Chi non lo fa rischia una sanzione disciplinare. Perché in Italia ti perdonano tutto, tranne qualche parola fuori posto. E chissenefrega se il Var funziona a singhiozzo, a chi importa se il mondo del calcio italiano affoga nei debiti, continua a perdere prestigio (e mercato) all’estero. L’importante è che Mou rispetti il protocollo Catalano e se non lo fa, indossi pure il bavaglio.


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