Esteri

Israele attacca Evin, l’Iran lancia i missili contro la più grande base Usa in Medio Oriente

Il raid israeliano ha un obiettivo politico

di Ernesto Ferrante -


L’esercito israeliano ha attaccato il carcere iraniano di Evin per favorire la fuga dei dissidenti nell’ottica di una eventuale protesta interna mirata a far cadere l’attuale governo. Lo ha confermato il ministro Israel Katz in una dichiarazione, secondo cui l’Idf ha colpito “con una forza senza precedenti gli obiettivi del regime e gli organi di repressione governativa nel cuore di Teheran, tra cui il quartier generale dei Basij, la prigione di Evin per i prigionieri politici e gli oppositori del regime, l’orologio per la ‘Distruzione di Israele’ in Piazza della Palestina, il quartier generale della sicurezza interna delle Guardie Rivoluzionarie, il quartier generale dell’ideologia e altri obiettivi del regime”.

La risposta dell’Iran a Israele

Almeno sei missili su dieci lanciati dall’Iran sono penetrati in territorio israeliano, e tre sono stati intercettati. Danneggiato un impianto energetico della Israel Electric Corporation. Incendi sono scoppiati a Safed e in Galilea, nel nord di Israele, così come ad Ashdod e Ashkelon, a sud.

La Repubblica islamica dell’Iran ha fatto sapere che il suo sistema di difesa ha abbattuto un caccia F-35 a Tabriz. A renderlo noto è stato un membro delle Guardie Rivoluzionarie nella città nord-occidentale, Mohsen Bakht-Shokouki, citato da Tasnim, aggiungendo che il pilota è stato catturato.

L’attacco alla base Usa di Al Uleid

Le difese aeree del Qatar sono entrate in azione per contrastare il lancio di almeno sei missili iraniani contro la base statunitense di Al Ubeid. Si tratta della più estesa struttura militare degli Stati Uniti in Medio Oriente. L’Iran ha colpito “la più grande risorsa strategica americana nella regione”, ha riferito l’esercito della Repubblica islamica dell’Iran in una nota nella quale ha confermato di aver “preso di mira la base statunitense di Al Udeid in Qatar con un devastante e potente attacco missilistico nell’ambito dell’operazione Besharat Fatah”.

Donald Trump era a bordo dell’elicottero Marine One e stava sorvolando il suo club di golf di Bedminster quando ha ricevuto una chiamata da Pete Hegseth, nel corso della quale il capo del Pentagono gli detto che era giunto il momento di prendere una decisione: procedere con l’attacco all’Iran o annullare la missione. A quel punto il presidente, sconfessando le sue promesse sul mettere fine alle guerre in corso e non dare inizio a nuovi conflitti, ha dato il via libera al bombardamento dei siti nucleari iraniani. A ricostruire i momenti immediatamente precedenti ai raid statunitensi è stato il Wall Street Journal.

L’avallo postumo di Rutte

Il segretario generale della Nato Mark Rutte ha legittimato l’azione militare degli Usa, sostenendo che non è “contraria al diritto internazionale”. “La Nato, ha spiegato Rutte in conferenza stampa all’Aja, ha sempre detto che Teheran non dovrebbe mai mettere le mani su un’arma nucleare. E non concordo sul fatto che sarebbe contrario al diritto internazionale quello che hanno fatto gli Usa”.

Convinzioni diverse a Mosca. Il presidente russo, Vladimir Putin, ricevendo al Cremlino il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, ha sottolineato che “l’aggressione non provocata contro l’Iran non ha motivi né giustificazioni”. Araghchi ha protestato per le azioni degli Stati Uniti e di Israele che l’Iran considera “illegittime” e ha ribadito che “la parte iraniana ha dunque diritto alla difesa”.


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