Per Abbonati

Andrea Bonafede, l’alias del padrino fa scena muta con i giudici

di Maurizio Zoppi -


 

Muto come un pesce. Andrea Bonafede, colui che, da incensurato, come un avatar, ha prestato l’identità al boss di Cosa Nostra è finito in carcere a Palermo e lì è stato sottoposto all’interrogatorio di garanzia. L’accusa, nei confronti del 59enne geometra di Campobello di Mazara, è di associazione mafiosa.
Il clone di Messina Denaro si è avvalso della facoltà di non rispondere. L’interrogatorio nei confronti di Andrea Bonafede è iniziato intorno alle 11 di ieri nel carcere Pagliarelli del capoluogo siciliano. Presenti anche il procuratore Maurizio De Lucia e il pm della Direzione distrettuale antimafia, Piero Padova. Il giudice per le indagini preliminari a condurre l’interrogatorio è stato Alfredo Montalto.
Nel frattempo è stata rafforzata la scorta a Paolo Guido, il sostituto procuratore che ha condotto le indagini per la cattura dell’ultimo capo dei capi in Sicilia. In questi giorni proseguono gli accertamenti degli inquirenti e si allunga la lista delle persone indagate per aver favorito la latitanza di Matteo Messina Denaro. Nel registro degli indagati sono stati iscritti Vincenzo e Antonio Luppino, figli di Giovanni, l’incensurato che ha accompagnato il capomafia alla clinica Maddalena, dove entrambi, lunedì 16, sono stati arrestati. Ieri, le comunità locali di Castelvetrano e Campobello di Mazara, due paesi limitrofi in provincia di Trapani, si sono riunite ed hanno sfilato attraverso un corteo contro la mafia.
Con lo slogan: “La Sicilia è nostra e non è di Cosa Nostra”. I cittadini di Castelvetrano sono partiti in corteo e si sono riuniti presso il vicolo San Vito, dinanzi uno dei covi di Matteo Messina Denaro. Mentre i cittadini di Campobello si sono riuniti dinanzi la chiesa “Madonna di Fatima” ed hanno sfilato in corteo sino a congiungersi con gli attivisti di Castelvetrano, che sono arrivati dalla parte opposta del paese, per gridare insieme un forte NO alla mafia.
“Uniti possiamo essere ancora più forti contro la mafia – afferma il Sindaco di Campobello Giuseppe Castiglione – In questa manifestazione, che è stata voluta anche dai tantissimi cittadini onesti e laboriosi che rappresentano il vero volto di Campobello e di Castelvetrano, abbiamo voluto coinvolgere anche gli altri sindaci della provincia, perché vogliamo mandare un messaggio forte e univoco di contrasto alla criminalità, ribadendo il nostro sentito ringraziamento alle forze dell’ordine che, con la cattura di Messina Denaro, hanno finalmente liberato il nostro territorio da questo terribile e opprimente male”. Anche la Cgil, Cisl e UIl di Trapani hanno aderito al corteo.

Torna alle notizie in home